Si fa presto a dire rigenerazione urbana. Sono 290 i milioni di euro destinati all’Abruzzo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per rigenerare zone lasciate ai margini cercando di ricreare (o creare da zero) un tessuto urbano anche dal punto di vista sociale e culturale. I buoni intenti, spesso, però restano sulla carta o solo nel nome della linea di intervento del Pnrr.

La fondazione Openpolis – che sta monitorando l’iter dei progetti con un sito dedicato, openpnrr.it – ha esaminato gli interventi finanziati e non manca qualche perplessità.
«Insieme dei programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare urbano che puntano a garantire qualità e sicurezza dell’abitare sia dal punto di vista sociale sia ambientale, in particolare nelle periferie più degradate», è la definizione di “rigenerazione urbana” dall’Enciclopedia Treccani. I fondi dedicati a questo scopo dovrebbero quindi puntare a interventi in quartieri o aree urbane degradate per migliorarne la qualità della vita non solo con mera edilizia o decoro urbano.

Come accade troppo spesso, però, si rischia di buttare nel calderone un po’ di tutto. Così, tra gli esempi estremi troviamo gli oltre 2 milioni di euro per gli stadi: 1,5 milioni di euro per l’Adriatico di Pescara, 700mila euro per quello di Popoli.
La mappa degli interventi indica che i quattro capoluoghi di provincia si aggiudicano le somme più importanti: L’Aquila 41,3 milioni complessivi (12 progetti finanziati), Chieti (35 milioni per 11 progetti), Teramo (23,7 milioni per 9 progetti) e Pescara (20 milioni per 11 progetti).
A sud di Chieti solo quattro Comuni beneficeranno di questi fondi (l’annualità presa in esame è il 2021): Ortona (5 milioni di euro per 3 progetti), Lanciano (3,5 milioni di euro per 8 progetti), Vasto (4,8 milioni di euro per 3 progetti) e San Salvo (5 milioni di euro per 1 progetto).
– L’articolo completo di Openpolis con l’elenco scaricabile di tutti i progetti –
Nel caso di Lanciano tutti i progetti riguardano il quartiere Olmo di Riccio, circostanza che fa presumere un’importante intervento su diversi aspetti di quest’area: 1,3 milioni per manutenzione straordinaria di impianti sportivi, 534mila euro per arredo urbano, 488mila euro per riqualificazione di centro sociale (mensa poveri, locali associazioni ecc.), 343mila euro per verde pubblico, 283mila per l’illuminazione pubblica, 243mila per riqualificazione scuola materna, 148mila per riqualificazione scuola elementare e 96mila euro per piste ciclabili.
Per quanto riguarda Vasto, abbiamo accompagnato Openpolis in un tour della città. Qui il maggior finanziamento è quello da oltre 3 milioni di euro per l’ex asilo “Carlo Della Penna” che, da attuale – e noto – luogo di abbandono e degrado, rinascerà diventando un polo 0-6 anni (per la riqualificazione il Comune si era aggiudicato due bandi, preferì poi questo del Pnrr proprio per la progettualità di maggior respiro). 900mila andranno alla scuola materna “Aniello Polsi” attualmente chiusa e 800mila per la riqualificazione della facciata principale di Palazzo D’Avalos. È quest’ultimo il progetto che meno aderisce al concetto di rigenerazione urbana, trattandosi del rifacimento della facciata del palazzo più importante della città già al centro del fermento culturale e turistico.

Come contraltare, Openpolis cita il «quartiere senza quartiere» di Punta Penna dove «non ci sono bar né servizi, tantomeno piazze» e tornato negli ultimi mesi fortemente d’attualità a causa delle condizioni delle palazzine di edilizia popolare (guarda). Ma il concetto di quartieri senza quartiere dove occorrebbe investire in interventi più organici potrebbe estendersi facilmente ad altri luoghi come il Villaggio Siv o, nella vicina San Salvo, all’Icea. E a proposito di San Salvo, qui l’unico progetto di rigenerazione finanziato è il secondo lotto del lungomare (con 5 milioni), anch’esso intervento dalla connotazione quasi esclusivamente turistica e meno aderente alla rigenerazione urbana.

«Il concetto vago di “rigenerazione urbana” viene utilizzato anche per rispondere alle esigenze di “decoro urbano” da parte di alcune amministrazioni comunali – scrive Openpolis in conclusione – Interventi almeno sulla carta virtuosi, che fanno da contraltare a zone della città che a prescindere dalle fonti di finanziamento necessiterebbero di interventi di reale rigenerazione urbana».

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