La partenza per l’Argentina a 5 anni, il ritorno a Fraine a 96: il sogno di Antonio Berardi si è realizzato

Il ricordo si trasforma ancora in commozione a distanza di tanti anni, impresse indelebili nella memoria ci sono le parole del nonno Emilio Lalla che prima della partenza gli diede «l’addio definitivo». La storia è quella di Antonio Berardi che a 96 anni, dall’Argentina, ha compiuto un lungo viaggio per tornare nella sua Fraine insieme a tutta la famiglia.

Nato nel Natale del 1925, Antonio partì all’età di 5 anni sulla nave “Belvedere” da Napoli insieme alla madre Petronilla Lalla per raggiungere il padre Giuseppe a Buenos Aires. Un destino comune a tantissimi italiani che in quegli anni si imbarcavano per le Americhe alla ricerca di condizioni di vita migliore. Fraine, come tanti altri paesi, fu particolarmente colpita dall’emigrazione; quando Antonio partì contava 2400 residenti, oggi 274 (dato al 1° gennaio 2022).

Migliaia di chilometri e un oceano non sono riusciti a spezzare le radici che ancora oggi legano Antonio a Fraine. Nel corso della sua vita, è tornato sei volte nel piccolo Comune dell’Alto Vastese, la prima a 40 anni: «In quella occasione ho rincontrato due zie, fu un incontro molto emozionante perché era la prima volta che un frainese tornava al suo paese». 
Nonostante l’età avanzata, Antonio aveva l’ardente desiderio di tornare ancora, ma questa volta con tutta la famiglia. Lui e le sue figlie volevano farlo in occasione della festa della Mater Domini nel 2020, ma la pandemia ha stravolto i piani di tutti. Il desiderio del 97enne è stato più forte del virus, così, due anni dopo, ha intrapreso nuovamente il viaggio, scalo a Madrid per prendere una delle figlie, poi tutti a Fraine. Sono arrivati in sedici: oltre ad Antonio, ci sono le figlie Lucía, Gabriela, Ana e Lili, i nipoti Guillermo, Federico, Cecilia, María Eugenia, Emma, Juan e Ramiro e i generi Roberto, Aldo e Matías.

La famiglia al completo

«Sentivo un desiderio molto grande di tornare un’altra volta, sono molto vecchio, ho 97 anni, ma sentivo l’emozione di tornare con tutta la mia famiglia. Siamo venuti in sedici in gita. Sono molto felice di aver realizzato questo sogno, un uomo senza sogni non vive e io ho sempre avuto questo desiderio – ci dice – Per me è un’emozione molto grande che mi fa piangere, sono un po’ stanco emotivamente ma non fisicamente, è l’emozione di stare in mezzo a tutti voi». 

In questi giorni la comitiva alloggia ad Agnone, dopo l’arrivo il 28 maggio, Antonio e la sua famiglia hanno partecipato con non poca emozione alle celebrazioni in onore della Mater Domini.
Ingegnere agronomo in Argentina, Antonio è felice per aver realizzato quel sogno anche per i suoi genitori che non hanno mai potuto farlo: «I miei genitori non sono potuti tornare mai in Italia, era impossibile in quell’epoca. Non sapevano leggere né scrivere, ma erano italiani; la forza del destino li ha portati in America però erano sempre italiani».

Il ritorno di Antonio Berardi a Fraine

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L’italianità è un concetto che torna spesso nelle parole dell’anziano frainese. Un altro suo desiderio è riacquistare la cittadinanza italiana, ma finora non ci è riuscito: «La cittadinanza l’ho perduta perché per lavorare in Argentina era necessario avere quella argentina, ma io non ho rinunciato a quella italiana. Non posso riacquistarla perché c’è un salto generazionale e se la legge non cambia non posso. Abbiamo fatto molti tentativi per riacquistarla ma non è possibile. La legge è la legge, ma la cittadinanza la porto qua nel cuore: la legge del sangue, è questa che vale».

Sono giorni di incontri questi, con i discendenti dei suoi genitori e i parenti rimasti qui, una parte delle sue radici vanno anche a Guilmi. A breve bisognerà ripartire, Antonio lo farà con la consapevolezza di aver realizzato la sua impresa: «Ho fatto il miracolo di riunire la famiglia italiana e la famiglia argentina. Era un sogno e l’ho realizzato grazie a Dio, alla forza della volontà, del desiderio, per questo sono emozionato, molto emozionato».

Dalla redazione di Chiaro Quotidiano un grazie di cuore a Lili per averci fatto conoscere questa storia e averci dato l’opportunità di raccontarla.

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