«Benvenuti nella casa lavoro di Vasto, un progetto fallimentare dove ad oggi le istituzioni sono ben distanti nell’affrontare il problema», è il sarcastico grido d’allarme lanciato dall’Osapp, sindacato di polizia penitenziaria.
L’ennesimo grido d’allarme per denunciarer pubblicamente la drammatica situazione che gli agenti vivono nel carcere di Torre Sinello, dove «accade che internati di origine magrebina e straniera in genere», riferisce in un comunicato la segreteria locale del sindacato, «internati e detenuti di origine italiana con seri problemi psichiatrici» e appartenenti ad «associazioni a delinquere vengano allo scontro fisico, come accaduto appena cinque giorni fa presso il primo piano dell’istituto di via Torre Sinello dove un internato veniva letteralmente aggredito e picchiato a sangue da altri internati con armi rudimentali», poi «accompagnato al pronto soccorso con l’impiego di quattro unità di polizia penitenziaria libere dal servizio ma per ovvi motivi richiamate per espletamento compito istituzionale. Personale in servizio ingiuriato, minacciato di morte solo per ottenere un video colloquio in più o una telefono, stesso personale costretto a subire, a denudarsi della propria dignità di poliziotto, di padre di famiglia, di libero cittadino solo per quieto vivere e cercare di arrivare a fine turno incolume, sapendo che anche il prossimo turno sarà un copia incolla. Nella giornata del 23/9/2024 personale costretto a rimanere in servizio oltre il turno dovuto, già lungo di per sé, per il ripetersi di un evento critico procurato dallo stesso internato magrebino, personale costretto a ricorrere all’uso di scudi, caschi e sfollagente per permettere allo stesso di essere tradotto in altra struttura penitenziaria della penisola».
Tutto questo mentre «in un altro piano detentivo un altro internato di origine italiana metteva in essere un gesto anticonservativo», sventato perché «solo la prontezza di altri compagni di detenzione faceva sì che lo stesso veniva salvato e medicato».