2000 giorni dopo la valanga: ultime udienze, parola alla difesa. Marsilio: «Chiederemo risarcimento»

C’era anche il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, al tribunale di Pescara, nell’aula del processo sulla tragedia dell’hotel Rigopiano. Il governatore ha salutato i familiari delle 29 vittime nel sesto anniversario della sciagura. «La Regione – ha detto Marsilio al microfono della Tgr Rai – è vittima di quello che è accaduto, non come istituzione, ma come rappresentante della comunità degli abruzzesi che ha subito un danno enorme da questa vicenda, rispetto alla quale chiederemo di essere risarciti da coloro che saranno individuati quali responsabili dal Tribunale».

(foto dal profilo Facebook di Mario Tinari)

Le arringhe sono cominciate dagli avvocati Messere, Galasso e Della Rocca, in rappresentanza rispettivamente di Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto del prefetto di Pescara, della Gran Sasso Resort srl, imputata come persona giuridica, e di Bruno Di Tommaso, direttore dell’albergo. Bianco ha preso la parola dichiarando di non aver avuto competenza sulla formazione dei tavoli tecnici per l’emergenza neve.

Le tappe – Il giorno della sentenza è fissato: il 17 febbraio il verdetto di primo grado, sei anni e un mese dopo la tragedia dell’hotel Rigopiano. Oggi, nel sesto anniversario della valanga che travolse il resort di Farindola spezzando 29 vite, si torna in aula.

A Pescara, oggi e nelle prossime cinque udienze, parola agli avvocati difensori dei 30 imputati.

Il processo riprende a tappe forzate dopo le requisitorie, in cui i pm Giuseppe Bellelli, Andrea Papalia e Anna Benigni hanno chiesto condanne fino a 12 anni di reclusione, e le arringhe delle parti civili.

Trenta gli imputati, tra cui l’allora prefetto di Pescara, Francesco Provolo, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, e il gestore dell’albergo, Bruno di Tommaso. Tre udienze di fila oggi, domani e dopodomani, poi altre tre dedicate alle difese nei giorni 26, 27 e 28 gennaio. Il 15, 16 e 17 febbraio le eventuali repliche. Poi la sentenza che metterà il primo punto fermo a una vicenda giudiziaria iniziata da oltre 2mila 100 giorni.

Il ricordo – Sul suo profilo Facebook Mario Tinari, papà di Jessica, morta a 24 anni sotto le macerie, ricorda la sua amata figlia, che stava trascorrendo un weekend col fidanzato, Marco Tanda: «Cinque anni che siete andati via. Non posso abbracciarti e non posso stringerti ma posso parlarti, posso guardare ancora il tuo sorriso e i tuoi occhioni grandi, Jessy. Il giorno in cui ti ho incontrato ho ricevuto un dono straordinario, Marco. I nostri ricordi mi danno forza, alleviano la mia sofferenza, mi lasciano sognare che un giorno potremo sorridere come abbiamo sempre fatto, torneremo ad essere davvero felici e i nostri abbracci saranno eterni».

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