Sequestro al Parco delle Lame, il Forum civico ecologista: «Menna non dice nulla sull’abuso»

«Sconcertati». Così si definiscono gli attivisti del Foce (Forum civico ecologista) dopo la replica del sindaco di Vasto, Francesco Menna, alle critiche successive al sequestro di ristorante, piscina e gazebo dello Sporting club, il centro sportivo sorto dall’affidamento all’omonima società privata e all’associazione sportiva dilettantistica Promotennis dei campi da tennis del Parco Muro delle Lame.

L’organizzazione ecologista fa notare che il primo cittadino non ha detto nulla «rispetto al conclamato abuso commesso (motivo per il quale pare essere in
corso una richiesta di sanatoria). Lascia infatti di stucco che la più alta carica cittadina nulla dica rispetto all’illecito e che non senta la necessità di esprimere il proprio disappunto, ma invece si affretta a rispondere a chi gli chiede di chiarire l’accaduto. Siamo al paradosso. Anzi, il sindaco Francesco Menna dice testualmente che “l’obiettivo dell’amministrazione comunale era di riqualificare, con un bando di gara per l’affidamento, in concessione, del servizio di gestione dell’impianto sportivo Parco Muro delle Lame, un’area importante della nostra città per ridarle lustro e vivibilità. Ed è quello che, nonostante le notizie delle ultime ore, è stato fatto”. Insomma, dice Francesco Menna, nonostante l’abuso commesso, quell’area ha riacquistato lustro e vivibilità», commenta il Foce.

«Ci chiediamo: ma davvero il primo cittadino di Vasto – scrive il Foce – sostiene che attraverso un abuso edilizio si possa dare lustro e vivibilità, ripetiamo, lustro e vivibilità, ad un’area pubblica? Non è forse questa una legittimazione politica all’abusivismo? Vogliamo sperare non sia realmente così. Il sindaco Francesco Menna, che a luglio 2022, durante l’inaugurazione dello Sporting Club Vasto, in ostentata vanagloria esaltava la struttura la quale, secondo lui, sarebbe stata fatta con “il compasso della fata turchina”, e che al posto di chiarire pubblicamente l’accaduto e di prenderne le distanze, non solo invita a tacere chi gli chiede conto ma, addirittura, sostiene che attraverso un abuso si è dato lustro e vivibilità ad un’area pubblica, farebbe bene a sostenere pubblicamente il proprio fermo rifiuto di qualsiasi logica abusivista. A maggior ragione qualora l’abuso, semmai gli fosse sfuggito, avviene in un’area che il Piano di Assetto Idrogeologico classifica come P3, ovvero ad elevato rischio, cioè in cui “sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi agli edifici e alle infrastrutture, la distruzione di attività socio-economiche”».

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