Pilkington, case automobilistiche ferme: slitta ancora il rientro di alcuni reparti

Le fermate della Pilkington si allungano anche per i reparti dei Laminati e Temperati che sarebbero dovuti ripartire oggi secondo il piano discusso il 18 marzo. Ieri pomeriggio le rsu hanno nuovamente incontrato l’azienda per rivedere la programmazione dello stop dell’attività produttiva. Particolarmente colpite sono le seconde lavorazioni: circa la metà dei due reparti ripartirà lunedì prossimo, ma non sono escluse ulteriori proroghe.

Il blocco è da ricercare soprattutto nella produzione di gran parte delle case auto europee ridotta al minimo anche a causa dello stop alle forniture di alcuni componenti prodotti in Ucraina: «Le case auto non ritirano il prodotto, quindi è inutile produrre – spiega la rsu a Chiaro Quotidiano – È un nuovo brutto colpo, siamo molto preoccupati, purtroppo non possiamo dare notizie migliori. Con la speranza che qualcosa cambi, ci rivedremo a inizio aprile, per ora non ci sono prospettive a lungo termine, si va avanti alla giornata, lo scenario può cambiare rapidamente. A questo va aggiunto il caro-energia che ci sta mettendo in ginocchio».

Immagine di repertorio

Quest’ultimo punto è l’altra nota dolente già emersa qualche mese fa (con aggravi di circa 7 milioni di euro in più al mese): la Pilkington è un’azienda energivora, ma si trova nella scomoda posizione di non poter spegnere i due forni per abbattere almeno i costi a differenza di altre realtà. Alla produzione rallentata non corrispondono costi energetici minori, una situazione che ricorda molto quella del lockdown quando con lo stabilimento fermo i due forni float continuarono a produrre vetro da rottamare.
«Tale scenario – si legge nel verbale di accordo firmato ieri – si ripercuote su tutte le unità produttive del gruppo Nsg a livello globale e determina, purtroppo, gravi ripercussioni sulla chiusura dell’esercizio finanziario in corso anche per effetto dei drammatici aumenti di costo di approvvigionamento energetico».

Per i lavoratori le conseguenze si sentono sulla busta paga sempre più leggera per effetto dei contratti di solidarietà «mentre ci troviamo a dover sostenere bollette raddoppiate dall’oggi al domani».

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