Dalla “cena del Pata negra” agli azzeramenti, la sinistra dei rimpasti: 12 giunte in 18 anni

L’ormai dimenticata cena del Pata negra non addolcì la bocca agli assessori che, di lì a poco, si sarebbero ritrovati senza seggio. Era il 2009, l’anno record: due rimpasti, quattro assessori sostituiti. Ma i primi cambi di giunta erano arrivati già nel 2007. Oggi, nel 2024, il turbolento centrosinistra vastese colleziona un altro giro di valzer.

Dodici giunte in 18 anni. Le prime nove nel decennio dell’amministrazione Lapenna. Ora, con la crisi politica aperta due giorni fa dalla revoca degli assessori, si va verso la quarta amministrazione Menna. Ma prima sindaco, partiti e liste civiche dovranno trovare la quadra in una coalizione-sommergibile in cui i malumori sono rimasti nascosti per più tempo possibile sotto il pelo dell’acqua, facendo prevalere un’anacronistica consegna del silenzio fino a quando gli atti non sono divenuti ufficiali.

Il sindaco ieri ha lanciato un messaggio chiaro: «Mi riservo la massima libertà nell’assegnazione delle deleghe». Quindi non cambieranno i componenti della squadra, ma le materie di competenza dei singoli assessori non saranno oggetto di trattativa. Si potrà dialogare solo sul programma del biennio di fine mandato. Per lunedì Menna ha fissato l’inizio ufficiale delle trattative con Pd, Futuro e sviluppo per Vasto, Avanti Vasto, Sinistra per Vasto, Città virtuosa, Filo Comune e Moderati per Vasto.

Corsi e ricorsi

Una specie di amarcord: si torna alle liturgie politiche del decennio 2006-2016. Le ampie coalizioni del centrosinistra vastese scontano la loro eterogeneità. Riescono a concludere il mandato (così è stato per tre consiliature), ma gli assetti mutano, a volte per i cambi di casacca, altre per il deteriorarsi dei rapporti politici tra i pezzi dell’alleanza.

Brevissima storia, non esaustiva, degli ultimi 18 anni. Nel 2006 il centrosinistra ottiene una storica vittoria in una città amministrata prima quasi ininterrottamente dalla Democrazia cristiana, poi per 13 anni dal centrodestra. All’allora sindaco, Luciano Lapenn,a non bastano i posti da assessore per accontentare tutti. I socialisti rimangono fuori, continuano a sostenere l’amministrazione e ottengono un assessorato nel 2007 con un allargamento, allora possibile, di giunta. Il 2009 è l’anno più travagliato. Inizia con la cena a base di Pata negra, celebre prosciutto spagnolo, in un hotel della riviera, seguita da due rimpasti, il primo a febbraio e il secondo in piena estate, in cui cambiano complessivamente quattro assessori. La maggioranza perde pezzi. Si arriva all’ultimo anno del quinquennio con l’amministrazione che si regge in Consiglio comunale solo con un voto in più dell’opposizione: 16-15 (allora i componenti erano 31 e non 25, sindaco compreso, come oggi). Nel 2011, a poche settimane dalle primarie per la scelta del candidato sindaco, Lapenna (che poi le primarie le vincerà) azzera la giunta e, nel pomeriggio stesso, si presenta in Consiglio da solo: gli scranni della giunta sono vuoti perché gli assessori sono stati tutti revocati. Pochi giorni più tardi vara un’altra squadra di governo della città. Dopo le primarie, Lapenna vince anche le elezioni e conquista il secondo mandato, ma le turbolenze non sono finite e producono ulteriori strappi, soprattutto tra il 2013 e il 2014, quando si arriva a un nuovo azzeramento. Alla fine del decennio, le giunte Lapenna raggiungeranno quota nove.

Nel 2016 il centrosinistra vince ancora con Francesco Menna. Non mancano i cambi. A marzo 2017 si dimette l’assessore che alle elezioni era stato il candidato più votato, Antonio Del Casale. Motivi di lavoro sì, ma è anche vero che i rapporti col primo cittadino non sono dei migliori. A febbraio 2018 il rimpasto di deleghe e l’ingresso in giunta di Giuseppe Forte, fino ad allora presidente del Consiglio comunale. Due giorni fa lo scossone più forte degli otto anni dell’era Menna: la giunta è azzerata. Il mantra è: rinnovare l’azione amministrativa facendo ruotare le deleghe degli assessori e le competenze dei dirigenti comunali. L’impressione è che ci sia qualche dissidio più profondo del semplice stop voluto dalla lista civica Futuro e sviluppo per Vasto alla delibera sul piano asfalti, con la conseguente richiesta di chiarimento. Tranne il Psi-Avanti Vasto, nessuno nella maggioranza commenta la decisione del sindaco. In genere si fa così quando gli screzi ci sono, ma li si vuol tenere dentro quattro mura.

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