Sciopero Conbipel: «invece d’investire si sorvola sui diritti dei lavoratori»

Da sabato 3 giugno i lavoratori della Conbipel di Rocca San Giovanni attraverso l’organizzazione sindacale UGL Terziario Chieti-Pescara hanno proclamato uno sciopero ad oltranza. Alla base di questo provvedimento, le iniziative intraprese dalla società che ha acquisito i complessi aziendali dalla procedura di amministrazione straordinaria della Conbipel, la BTX Italian Retail and Brandts. La riorganizzazione gestionale del punto vendita di Rocca San Giovanni prevede l’eliminazione dell’orario continuato di apertura al pubblico, con ripercussioni potenziali sui contratti di lavoro dei cinque dipendenti, tutti assunti a tempo parziale (orizzontale). Con l utilizzo infatti di turni spezzati nel fine settimana, verrebbero meno i diritti derivanti da questa tipologia di contratto e inoltre tale misura rischia di penalizzare occasioni di profitto con ripercussioni sul business aziendale.

Lo sciopero ad oltranza sta vedendo la partecipazione compatta di tutto il personale, «In questi due giorni – afferma Cinzia Venezia una delle lavoratrici – è stato deprimente vedere che senza alcuna difficoltà l’azienda ci ha sostituito con personale preso da un altro negozio. A quanto pare in questi anni abbiamo perso non solo il diritto al lavoro ma anche la dignità di lottare per mantenerlo. E lo stato che ci dovrebbe salvaguardare attraverso le leggi , è un fantasma , “assente” non solo nel suo principio cardine di tutela al diritto del lavoro ma anche in quello dello sciopero.

In tutti questi ventidue anni in cui abbiamo con il nostro lavoro e i tanti sacrifici chiesti dall’azienda, mantenuto alto il nome della Conbipel, invece di investire su di noi, ci si ci chiede ancora una volta di sorvolare sui diritti di lavoratori, di madri e di padri, di esseri umani che hanno anche una vita , ma in quanto “teste” di stringere per l’ennesima volta. E – continua Venezia – non ci sono soluzioni da porre sul tavolo di una sana contrattazione per cercare di venire incontro all’ennesima “esigenza aziendale”.

Nulla è valso durante le riunioni che ci sono state, neanche dimostrare, sulla carta, che se per l’azienda questa chiusura a pranzo del negozio è di vitale importanza, si può comunque mantenere un orario part-time corretto senza ricorrere agli spezzati». Oltre allo sciopero ad oltranza i dipendenti hanno anche lanciato una petizione per la “NON CHIUSURA A PRANZO” del punto vendita e stanno raccogliendo le firme per scongiurare questo provvedimento.

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