Il “no” è senza mezzi termini. Il Decreto 1° maggio del governo Meloni aggrava solo il precariato, secondo Cgil e Associazione nazionale partigiani d’Italia. Nella pinacoteca di Palazzo d’Avalos il convegno sul tema Conoscere la Storia per capire il presente e progettare il futuro.
Al dibattito, moderato dalla giornalista Lea Di Scipio, intervengono i docenti dell’Università del Molise Fabrizio Nocera e Giovanni Cerchia e il presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Adolfo Pepe. Discutono su Le origini del fascismo. La Resistenza in Abruzzo e in Molise e il ruolo delle Camere del lavoro. Il neofascismo nella storia della Repubblica, il vandalismo antisindacale. Poi la tavola rotonda con Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil nazionale, Carmine Ranieri, segretario generale della Cgil Abruzzo-Molise, e Anna Suriani dell’Anpi. In platea gli studenti del liceo scientifico Mattioli.
Ranieri definisce «una grande provocazione il Decreto 1° maggio, se poi non abbiamo il testo o l’abbiamo quattro giorni dopo. È un modo per dire: il lavoro è roba nostra» e comporta «la marginalizzazione dei cosiddetti occupabili. Con questo decreto si dice che, se le persone non hanno lavoro, è per colpa loro. Invece l’offerta non c’è perché il lavoratore non viene formato». I governi hanno sbagliato «pensando che la riduzione del costo del lavoro e dei diritti ci avrebbe reso competitivi in Europa. La competizione, invece, si fa sulla qualità. Col decreto aumenta la precarietà del lavoro» e cita i voucher. Ribadisce «la mobilitazione del 6, 13 e 20 maggio, ma non finirà qui».
Per Anna Suriani, «è fondamentale che alcuni argomenti, come la sanità, tornino al centro del dibattito. Abbiamo visto con la pandemia le diverse ricette delle Regioni, ma già dal 2010 al 2019 c’era stato un progressivo impoverimento dell’offerta sanitaria. Siamo il 16° Paese dell’Ocse per finanziamenti. Ma, oltre al definanziamento, c’è il grosso problema del personale. Oltre non è possibile più andare: non ci sono i medici, non ci sono gli infermieri. Stiamo rischiando sulla nostra pelle». Auspica «uno studio per individuare le misure necessarie da portare al centro del dibattito».
Genovesi parla ai ragazzi invitandoli a combattere «la prepotenza e l’arroganza con cui trattano gli altri, l’arroganza della prepotenza. L’antifascismo è dire: io non accetto al prepotenza» e «uno dei valori che distinguono la sinistra dalla destra è il lavoro».
«Questi provvedimento del governo nazionale vanno fermati con una forte opposizione non solo politica, ma anche con una forte opposizione dal basso», sostiene Paola Cianci, assessora comunale a Vasto. «Il diritto alla vita oggi è fortemente messo in discussione».
Domenico Cavacini, presidente della sezione Anpi di Vasto, ricorda Massimo Di Rienzo, ex direttore del carcere di Torre Sinello e dirigente comunale, che «è venuto meno il 25 aprile» ed è stato «un partigiano del ventesimo secolo. Ha messo a disposizione della collettività tutta la sua intelligenza. Vasto perde con lui una persona di cultura che si è sempre impegnata e non si è mai tirata indietro». Sul tema del convegno commenta: «Innovazione e tematiche ambientali sono fondamentali per educare i ragazzi a un antifascismo di oggi».