E dopo il koala… ecco arrivare il canguro

Chiara Palmieri, di Vasto, è ricercatrice all’Università di Brisbane, dove dirige la ricerca della School of veterinary. Scrive per Chiaro Quotidiano le sue Cartoline dall’Australia. Per raccontarci un luogo geograficamente lontano, ma idealmente vicino per migliaia di abruzzesi che dall’altra parte del mondo hanno i loro parenti, emigrati dall’Italia decenni fa o di recente per conquistare il loro futuro.

Chiara Palmieri

Se pensiamo all’Australia, non si può non parlare anche del canguro che, tra l’altro, ricopre una posizione molto più “aristocratica” del suo amico marsupiale: compare infatti nello stemma del Commonwealth dell’Australia, il cosiddetto Commonwealth coat of arms. E sapete perché? Sembrerebbe che i canguri simboleggino una nazione che avanza, dato che il canguro è un animale che non può camminare o saltare all’indietro.

Il canguro riveste anche un ruolo importante nell’arte e nella cultura aborigena. Il suo nome deriva dalla parola “gangurru”, nome dato al canguro grigio orientale (eastern grey kangaroo) dal popolo Guuga Yimithirr del Queensland.

Spesso però vengono anche ritratti con i guantoni da box: i canguri maschi, infatti, ingaggiano dei veri e propri combattimenti per il predominio territoriale, combattimenti che consistono nel tenersi in piedi facendo leva sulla coda e colpire lo “sfidante” con le zampe anteriori.

A differenza dei koala, però, di canguri ce ne sono davvero tanti… una popolazione stimata nel 2022 intorno ai 42.7 milioni (pensate che di australiani ce ne sono circa 26 milioni… quindi nettamente in minoranza!). Questo causerebbe la scomparsa delle piante (di cui si cibano), la riduzione della popolazione di uccelli e altri animali, l’erosione del terreno e, se la popolazione crescesse in modo esponenziale, potrebbe comportare la progressiva riduzione degli stessi canguri nei periodi di siccità che non sono poi così rari soprattutto nelle zone interne.

Ecco perché molti stati australiani hanno implementato delle misure per l’abbattimento selettivo dei canguri con il cosiddetto Macropod Conservation Plan (piano di conservazione dei macropodi) che stabilisce il numero massimo di animali che possono essere legalmente eliminati ogni anno.

Noi comunque continuiamo a godere della compagnia di questi animali straordinari che, a differenza dei koala, non è insolito vedere vicino alle città o sulle isole (da notare le foto scattate durante una gita a Stradbroke island, la seconda isola di sabbia più grande al mondo, a soli 30 km da Brisbane).

Sono 42 milioni, molti di più degli australiani

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