La firma sul nuovo statuto del Civeta che ne ha sancito la trasformazione non ha segnato la fine della vicenda, ma «l’inizio della partita». Ad assicurarlo sono i sindaci dei quattro Comuni fondatori che non hanno siglato l’atto costitutivo: Casalbordino (Filippo Marinucci), Monteodorisio (Catia Di Fabio), Pollutri (Nicola Di Carlo) e Villalfonsina (Mimmo Budano).
I tre primi cittadini (Mimmo Budano era assente per altri impegni), presenti nella redazione di Chiaro Quotidiano, stamattina sono usciti allo scoperto dopo la conferenza stampa di ieri tenuta dai sindaci firmatari (Vasto, San Salvo, Cupello, Scerni e il commissario liquidatore delle comunità montane Arturo Scopino) sui finanziamenti ottenuti per i progetti futuri (leggi).
Marinucci, Di Fabio e Di Carlo puntano l’accento non solo sulle criticità dello statuto, già citate in precedenti occasioni, ma soprattutto sull’assenza di un confronto con gli altri sindaci: «Ci siamo trovati di fronte a un muro di gomma e non capiamo il perché. Avevamo intenzione di incontrarci solo tra noi fondatori, senza figure esterne, ma non è stato possibile. Altro che porte aperte, alla richiesta di un incontro ci è stato risposto che per gli altri non c’erano dubbi sullo statuto. Anche noi teniamo al Civeta e vogliamo che resti in vita e splenda, ma ci sono tanti aspetti da migliorare a partire dal cda, rispetto al quale sarebbe preferibile un controllo analogo per evitare sperpero di denaro, e dai ristori ambientali oggi destinati alla sola Cupello che, invece, andrebbero riconosciuti anche a Monteodorisio più esposta agli impatti ambientali».
Le parole dei tre sindaci, quindi, fanno pensare a un imminente nuovo capitolo, probabilmente contraddistinto dalle cosiddette carte bollate: «Metteremo in campo tutte le azioni necessarie per tutelare in tutte le sedi opportune il consorzio pensato dai padri fondatori e non gestito solo dai padri trasformatori».
Di seguito tutti le perplessità dei quattro sindaci
Comments 1