Rigopiano, le parti civili: tragedia per ritardi e approssimazione. A gennaio toccherà alle difese

Aggiornamento – La responsabilità del disastro dell’hotel Rigopiano è di chi avrebbe dovuto gestire il rischio. Questo è, in sintesi, il concetto espresso dal professor Nicola Pisani, avvocato della Regione Abruzzo, che si è costituita parte civile nel processo sulla tragedia costata la vita a 29 persone.

Alla base di quello che è accaduto ci sarebbero ritardi e approssimazione, secondo l’avvocata Patrizia D’Agostino, legale dei familiari di Roberto Del Rosso, gestore dell’albergo, anche lui morto sotto le macerie causate dalla valanga del 18 gennaio 2017 dopo aver chiesto per giorni l’intervento delle autorità competenti a garantire l’incolumità delle persone.

Altre nove udienze – La parola agli avvocati dei familiari delle vittime e ai legali della Regione Abruzzo. Le arringhe di quattro parti civili oggi nell’udienza sul processo per la tragedia dell’hotel Rigopiano, la valanga che il 18 febbraio 2017 travolse l’albergo di Farindola causando 29 morti.

Si torna in aula dopo le requisitorie in cui i pm Giuseppe Bellelli, Andrea Papalia e Anna Benigni hanno chiesto condanne fino a 12 anni di reclusione. Trenta gli imputati, tra cui l’allora prefetto di Pescara, Francesco Provolo, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, e il gestore dell’albergo, Bruno di Tommaso.

I tre magistrati della pubblica accusa hanno ricostruito i risultati delle indagini e mostrato una a una le foto di ospiti e lavoratori che hanno perso la vita quasi sei anni fa, quando una massa di neve, fango, detriti e alberi si staccò dal monte Siella schiacciando il resort sotto un peso pari a quello di 4mila tir a pieno carico.

Oggi tocca ai legali di quarto parti civili, tra cui quella degli avvocati della Regione Abruzzo. Poi altre nove udienze davanti al gup, Gianluca Sarandrea, in queste date: 18, 19, 20, 26, 27 e 28 gennaio le arringhe difensive, poi nei giorni 15, 16 e 17 febbraio le eventuali repliche. Infine la sentenza a sei anni dalla tragedia.

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