Sala gremita per Panfilo Di Silvio, «È la prova che non c’è oblio per chi ha fatto cose buone»

Una sala gremita per Panfilo Di Silvio, il “Sindaco innovatore”. Si è tenuto ieri l’appuntamento organizzato dalle associazioni Comunque Insieme per Cupello e Cupello Futura Umanità per tenere viva la memoria dell’ex primo cittadino – e assessore e presidente del consiglio provinciale – morto a 58 anni il 16 febbraio 2015.
Si tratta del primo evento organizzato da quando Di Silvio è scomparso non solo per ricordarlo, ma «soprattutto per raccogliere la sua eredità, le sue idee e il suo rigore».

A rievocare quella stagione politica iniziata con la candidatura di Di Silvio, non ancora 30enne, a sindaco alle Amministrative del 1985, Arnaldo Mariotti (all’epoca sindaco di San Salvo), Dario Leone (che con lui condivise l’esperienza nella federazione giovanile del Partito Comunista), Sandro Di Scerni (amico ed esperto di tematiche ambientali) e gli assessori della giunta 1985-1990 Berardino Ottaviano e Andrea Lucarelli.

Irene Di Silvio e Giuliana Antenucci

«LA STORIA MIGLIORE» – «Quella di Di Silvio è un’idea chiara – ha esordito Leone – “Il progresso non serve a fare belle fabbriche, ma belle persone” diceva. Ha aperto al dialogo con i giovani, la sua pacificazione politica non ha eliminato le differenze tra le parti, ma ha portato rispetto tra gli avversari, soprattutto con l’opposizione mai criminalizzata o derisa. La storia di Panfilo Di Silvio è la storia migliore degli ultimi 40 anni. Panfilo è stato il mio mentore, così come Maurizio Pomponio (altro storico esponente del Partito Comunista di Cupello, ndr), di lui porterò dietro tanti insegnamenti, soprattutto la citazione gramsciana che amava ripetere “Quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio”».

Dario Leone

«Con Panfilo c’è stata un’idea di territorio, una progettazione pubblica per immaginare la Cupello del futuro – le parole di Di Scerni – La sua opera fu notevole anche sul piano culturale con eventi di livello che donavano un’identità a Cupello. Poi, la sua opera tra le più importanti, il Civeta (di cui fu presidente, ndr). Con questo impianto si confermò un grande innovatore grazie a un’idea di economia circolare, era già entrato nella dimensione dell’ecoindustria. Doveva essere la fabbrica del compost ed è riuscito a trasformare la traiettoria del Civeta che inizialmente era destinato a essere altro. L’iniziativa di stasera deve aiutare a tornare a una progettualità pubblica che qui c’è stata, a costruire traiettorie».

«IL PATRIMONIO DI PANFILO» – «Nel nostro Dna c’era il fare», il ricordo degli ex assessori Lucarelli e Ottaviano prima delle conclusioni di Mariotti che, da primo cittadino comunista di San Salvo, condivise con Di Silvio parte del proprio percorso. «L’iniziativa di oggi è un modo per riallacciare i fili e credo che Panfilo ne sarà contento».
L’ex primo cittadino e deputato ha ricordato poi il prezioso ruolo di Di Silvio nel superamento da parte della classe politica cupellese del sentimento di sconfitta seguito al dirottamento del metano scoperto a Montalfano, usato per lo sviluppo della zona industriale di Piana Sant’Angelo: «All’epoca ci fu l’incapacità di fare discorsi territoriali, lo sviluppo non fu diretto per far compiere un salto alle comunità tutte. Senza Cupello non si sarebbero potute insediare le aziende di San Salvo. C’era così bisogno di un’operazione culturale per ridare protagonismo a Cupello e Panfilo riuscì in questo».


«Panfilo era un compagno inflessibile sui principi, ma duttile nella loro applicazione per raggiungere l’obiettivo. Sapeva benissimo che quando si è sindaco si fa il bene di tutti e non del proprio partito e anche per questo pagò con la sconfitta alle elezioni del 1990, quando gli avversari puntarono la campagna elettorale sul fatto che avesse portato una discarica a Cupello, ma il futuro gli diede ragione (Di Silvio tornò sindaco per altri due mandati dal 1995, ndr). Su quella stessa scia che portò alla nascita del Civeta, Panfilo contribuì alla nascita del Patto Trigno-Sinello e a un altro grande progetto che non vide la luce: la città-territorio composta da Vasto, San Salvo, Cupello e Monteodorisio. Aveva compreso che c’era bisogno di fare aggregazione per contrastare la forza accentratrice di Chieti-Pescara. Quello di Di Silvio è un grande patrimonio ancora spendibile oggi».

Arnaldo Mariotti

IL PREMIO – A chiudere la serata è intervenuta la famiglia di Di Silvio, la moglie Giuliana Antenucci e la figlia Irene. Per l’occasione è stato lanciato il premio alla memoria di Di Silvio. «Sin dal suo primo mandato – ha spiegato Antenucci – ha posto il nostro territorio all’avanguardia sui temi del riciclo e della valorizzazione degli stessi in un’ottica di ecologismo radicale e rivoluzionario per quei tempi. Il premio è rivolto alle amministrazioni d’Italia che condividono l’esigenza di un ambiente sano e vivibile con politiche che mettano al primo posto l’aspetto della prevenzione». Allo scopo sarà costituito un comitato che elaborerà un bando nazionale.

Irene Di Silvio e Giuliana Antenucci

«SCONFITTA DELL’OBLIO» – A chiudere la serata l’appassionato intervento della figlia dell’ex sindaco, Irene: «Della morte l’aspetto più terrificante è l’oblio. Questa iniziativa è un sogno che si realizza. Da quando mio padre non c’è più ho cercato di nutrirmi con quante più storie possibili su di lui e ho sempre temuto il momento in cui non ce ne sarebbero state più. Questa serata è la prova che l’oblio non esiste per le persone che hanno fatto cose buone per la comunità, è la prova concreta che queste continuano a vivere».

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