L’associazione “Marcello De Cecco” a Siena con il ministro Orlando

Due giorni per discutere su possibili riforme che aprano la strada ad un capitalismo più partecipativo e caratterizzato da minori diseguaglianze che contribuisca allo sviluppo del Paese valorizzando le capacità dei suoi cittadini. Il ministro del Lavoro Andrea OrlandoFabrizio Barca, già ministro della Repubblica e coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità e Gianna Fracassi vice-segretario generale della CGIL parteciperanno al convegno “Oltre la famiglia e lo stato: quali riforme per il capitalismo italiano?” in programma a Siena il 6 e 7 giugno. Con loro una ventina di accademici italiani e internazionali, tra cui Samuel Bowles, studioso di capitalismo, dei comportamenti umani e delle loro motivazioni che con le sue importanti ricerche ha sfidato il pensiero economico dominante secondo il quale le scelte di ciascuno sono determinate esclusivamente dal proprio interesse.

Il convegno è promosso e organizzato dal dipartimento di Economia politica e statistica dell’Università di Siena e dall’Associazione Marcello De Cecco (AMDEC) di Lanciano. L’evento, che sarà aperto dal Rettore dell’Università di Siena Francesco Frati, si terrà dalle ore 14.30 di lunedì 6 giugno, al Complesso didattico San Francesco. Ai saluti istituzionali, seguiranno gli interventi del professor Mario Amendola, presidente (AMDEC) e del professor Salvatore Bimonte, direttore del dipartimento di Economia politica e statistica dell’Università di Siena; l’evento sarà presieduto da Ugo Pagano, professore emerito dell’Ateneo e membro del direttivo AMDEC. Nel corso del pomeriggio si discuterà di “Limiti del capitalismo in famiglia” e “Democratizzazione delle imprese”. I lavori proseguiranno il 7 giugno, sempre nella sede di San Francesco, con le sessioni “Shrinking capitalism: Civil society, markets and states” e “È possibile riformare il capitalismo italiano?” presieduta dal professore Emanuele Felice.

Il convegno si concluderà con l’intervento di Fabrizio Barca, coordinatoredel Forum Disuguaglianze e Diversità ed ex-ministro della Repubblica. Si parlerà dei limiti del nostro modello di capitalismo: l’Italia è l’unico dei grandi paesi occidentali in cui le grandi imprese sono prevalentemente a controllo familiare e, ancora oggi, è un azionariato riconducibile allo Stato che prevalentemente assicura la presenza di grandi imprese con un controllo manageriale. Per contro l’avvento di grandi imprese manageriali ha seguito negli altri paesi capitalistici strade molte diverse. La public company americana, la codeterminazione tedesca e il keiretsu giapponese sono scaturite da aspri conflitti sociali dei cambiamenti sistemici, espressi anche da vincoli legislativi, hanno profondamente alterato il sistema di governo delle grandi imprese.

In Italia, ai tempi delle privatizzazioni, vi fu un vivace dibattito sulle forme di governo che dovevano assumere le grandi imprese private quando lo Stato non avrebbe più garantito la presenza di imprese manageriali. Furono avanzati progetti di riforma che spesso ricalcavano i modelli degli altri paesi capitalistici. Alla fine prevalse un principio di laissez-faire organizzativo che permetteva alle grandi imprese di scegliersi individualmente il modello che ritenevano più opportuno mentre invece negli altri Paesi l’abbandono del governo familiare nelle grandi imprese era stato il risultato di vincoli sistemici che rendevano difficile questa forma di organizzazione.

«Le risoluzioni europee in favore di una democratizzazione delle imprese implicano l’introduzione anche in Italia di vincoli sistemici che diano dei diritti diffusi a tutti coloro che sono coinvolti dalle decisioni delle imprese. Soprattutto – spiega Ugo Pagano, professore emerito dell’Università di Siena e membro del direttivo dell’associazione Marcello De Cecco – esse costituiscono una preziosa occasione per proporre un nuovo modello di capitalismo che permetta di ridurre le forti diseguaglianze e la stagnazione economica che caratterizza l’economia italiana. Il convegno “Oltre la famiglia e lo Stato: quali riforme per il capitalismo italiano” vuole stimolare queste riflessioni che avrebbero dovuto essere fra i temi più importanti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

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