È stato un viaggio di ritorno a casa più complicato del previsto quello che hanno dovuto affrontare i cicloturisti di Ancona che hanno trascorso la loro domenica sulla Via Verde. Quando, nel pomeriggio, sono arrivati alla stazione ferroviaria Vasto-San Salvo per prendere il treno che li avrebbe riportati verso casa, non sono potuti salire a bordo perché il vagone dedicato alle due ruote era già pieno. E così, con il treno fermo in banchina, c’è stato un acceso confronto con il capotreno, che ha dovuto far rispettare le regole di sicurezza a bordo, con tanto di intervento della polizia per rasserenare gli animi e permettere al regionale per Pescara di ripartire, con un’ora di ritardo, lasciando però i venti marchigiani appiedati nello scalo vastese.
La vicenda di oggi evidenzia quanto, probabilmente, il territorio non sia ancora pronto a cogliere le opportunità della pista ciclopedonale che percorre tutta la costa. Il gruppo di Ancona, formato in gran parte da famiglie, aveva raggiunto in auto Ortona e da lì, inforcate le bici, si è diretto verso sud, godendo delle bellezze della Costa dei Trabocchi. L’intenzione era di arrivare a Vasto, tornare con il treno a Ortona e poi ripartire verso Ancona. «Prima di partire – racconta una delle cicloturiste – abbiamo inviato una mail a Trenitalia per avere informazioni e comunicare che il nostro gruppo da venti persone aveva intenzione di usufruire del servizio trasporto bici. Non avendo ottenuto risposta, siamo andati nella biglietteria della stazione di Ancona per acquistare il biglietto di gruppo e comunicando che saremmo stati in bici. L’indicazione è stata di arrivare in stazione e salire sul treno, senza particolari avvertenze».
Quando, oggi pomeriggio, sono arrivati in stazione, hanno trovato altri cicloturisti pronti a salire sul treno delle 16.56, l’ultimo della domenica per Pescara, che poteva però accogliere solo 12 biciclette. A quel punto c’è stato il caos, con i passeggeri a rivendicare il loro diritto al viaggio e il capotreno deciso a far rispettare le norme di sicurezza limitando gli accessi a quelli consentiti. Con la discussione che si è protratta a lungo, sopratutto in considerazione che quel treno era l’ultimo della giornata per andare verso nord, il mezzo è rimasto fermo in banchina per circa un’ora. È intervenuta anche la polizia, per riportare la calma.
«Alla fine tutto il nostro gruppo è sceso – raccontano i cicloturisti – per non andare avanti ulteriormente con la discussione». A bordo sono rimasti solo i conducenti delle vetture che, arrivati a Ortona, sono tornati a Vasto per caricare tutto il gruppo e poi ripartire verso casa. «Siamo davvero arrabbiati – dicono mentre attendono l’arrivo delle auto – perché ci siamo informati in tutte le modalità possibili e non ci era stato detto di questo limite di posti. Se possono trasportare al massimo 12 bici, perché non ci hanno detto che in 20 non saremmo potuti salire? Ci saremmo organizzati diversamente».
Resta l’amarezza di questo epilogo di giornata. «Un vero peccato tornare a casa arrabbiati perché la giornata era stata stupenda. La pista ciclabile è davvero spettacolare, i paesaggi sono davvero incantevoli. Potrebbe essere davvero di grande attrattiva ma se poi i servizi sono così mal organizzati, diventa davvero difficile».
E il rischio è che anche domani, o domenica prossima 1° maggio, altri ciclisti possano incappare nella stessa disavventura. Con l’attuale orario, la domenica c’è, come ultima corsa per Pescara, quella delle 16.56. La situazione migliorerà leggermente dall’8 maggio, quando entrerà in servizio anche il treno che parte da Vasto-San Salvo alle 19.54. Forse ancora troppo poco per una Regione che punta sull’interscambio bici-treno per lanciare la propria offerta turistica.
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