«Per troppo tempo le Foibe sono state una pagina non scritta nel libro della storia»

Un’immagine simbolica, riportata su tantissimi libri di storia, mostra un bambino di pochissimi anni vestito di bianco e con una cuffia in testa, seduto su un carretto trascinato da un uomo ed una donna in partenza dal porto di Pola nel febbraio del 1947. Quel bambino si chiama Carlo Alberto Agostinis ed oggi ha quasi ottant’anni e vive a Lanciano. Ottant’anni sono un tempo all’apparenza lungo ma che difficilmente potrà rimarginare la ferita, di un viaggio, di una fuga e di una tragedia che colpì sul finire della Seconda Guerra Mondiale lui e gli italiani residenti in quello che era il cosiddetto fronte orientale e che comprendeva le regioni dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Italiani vittima della violenza dei partigiani slavi del maresciallo Tito. Una pagina questa, tra le più buie della nostra storia, che si concluse con l’esodo forzato di migliaia di cittadini costretti ad abbandonare le proprie terre e che poi sfociò in una vera e propria pulizia etnica con le «foibe» tipiche formazioni carsiche di quelle zone, che divennero la tomba in cui vennero barbaramente trucidati e gettati migliaia di donne, uomini, anziani e bambini, colpevoli solo di essere italiani

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La presenza del signor Agostinis è stata centrale nella commemorazione del “Giorno del Ricordo” istituito nel 2004 dallo Stato Italiano per ricordare e commemorare i martiri delle foibe. «Questa vicenda – ha sottolineato Agostinis – non è stata un pagina strappata dal grande libro della storia ma una non scritta e completamente bianca: per troppo tempo gli italiani morti nelle foibe sono stati come dei fantasmi della cui vita ed esistenza solo in pochissimi erano a conoscenza: quelle che abbiamo sopportato noi sono maceria non fisiche (il riferimento è stato al recente sisma che ha colpito la Turchia e la Siria) ma “morali” e politiche. La presenza delle scolaresche però mi consola perchè solo con l’istruzione, lo studio e la ricerca si può perseguire la verità e tenere viva la memoria. Alla commemorazione di oggi, venerdì 10 febbraio, hanno infatti preso parte anche gli studenti del Comprensivo “Don Milani” che con un gesto simbolico hanno deposto sul monumento ubicato in largo Martiri delle Foibe, numerose rose bianche.

Erano inoltre presenti le associazioni d’arma e combattentistiche, il sindaco Filippo Paolini, gli assessori ed i consiglieri comunali ed il senatore Etelwardo Sigismondi. «Purtroppo – ha sottolineato il primo cittadino nel suo intervento – possiamo erigere monumenti e fare tutte le celebrazioni possibili ma l’uomo sembra non imparare mai dai propri errori: le foibe ci parlano di violenza, efferatezza e di una occupazione che oggi risuona tristemente attuale nel conflitto in Ucraina. La nostra presenza è comunque fondamentale per affermare una verità definitiva ed innegabile che non può e non deve più essere nè distorta nè minimizzata».

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