Una delle strade più insidiose da Vasto è via Osca. La carreggiata che percorre la zona industriale e conduce al porto è attraversata spesso da cinghiali in cerca di cibo. Gli ultimi due incidenti sono della scorsa settimana, a distanza di pochi giorni: lo scontro con gli ungulati è capitato prima a un camion, poi a un’auto. Alla guida della macchina c’era Michele Bosco, presidente dell’associazione Terre di Punta Aderci.
«Venerdì scorso – racconta – è successo anche a me. Il danno? Tra gli 800 e i mille euro, sto aspettando l’esito dei rilievi dei carabinieri per poter avere una quantificazione certa. Nei giorni precedenti, era toccato a un autotrasportatore», incidente cui si riferisce la foto che pubblichiamo.
La manovra finanziaria 2023 consente l’abbattimento anche nelle are urbane e nelle Riserve naturali: «Ho letto la norma. Non ha nulla a che fare con le polemiche che ne sono seguite. Anche se c’è molto altro da fare, si tratta di un passo avanti nella direzione giusta: si sta riconoscendo che c’è un problema ormai strutturale che va affrontato e, soprattutto, c’è stata una presa di coscienza della necessità di gestire flora e fauna. Non si può continuare a lasciar fare alla natura, perché stanno prendendo il sopravvento non solo i cinghiali, ma tutti gli animali carnivori più dannosi per l’ecosistema. La nuova norma consente il controllo, attraverso catture e abbattimenti, anche nelle aree protette. Non riguarda la caccia, ma la regolamentazione delle zone tutelate. Il problema – afferma Bosco – è il transito degli animali selvatici a ridosso delle riserve. Riducendone il numero gli esemplari, diventerebbero più stanziali perché troverebbero cibo sufficiente e, di conseguenza, non avrebbero la necessità di spostarsi spesso. E poi in Abruzzo c’è il problema dell’estensione delle zone protette, che non dovrebbe essere più del 30 per cento delle aree agro-silvo-pastorali, norma che non viene rispettata».
Ieri era stato il sindaco di Gissi, Agostino Chieffo, a lanciare un appello:
La legge, però, consente la caccia solo tre mesi l’anno. «Attualmente – commenta Bosco – la proposta del sindaco di Gissi è irrealizzabile. I cacciatori hanno un’etica, quindi non si metterebbero ad andare a caccia a gennaio».