I surfisti: «Piano sbagliato, Casarza e San Nicola non sono adatte al surf, l’onda perfetta è a Vignola»

Di cosa parliamo – La commissione consiliare Assetto del territorio ha licenziato nei giorni scorsi la bozza del nuovo Piano demaniale marittimo comunale. Il documento dovrà approdare in Consiglio comunale. Per aprovarlo, servirà una doppia votazione intervallata da almeno 60 giorni per consentire ai cittadini di presentare le osservazioni (proposte di modifica). Se sarà approvato, il Pdmc modificherà profondamente le norme sulle concessioni balneari. Il dibattito è aperto tra operatori turistici e politica. Ma il Piano è anche al vaglio degli abientalisti e degli appassionati di sport acquatici.

A Vasto le spiagge destinate al surf non sono adatte a surfare. A dirlo, esprimendo stupore e sarcasmo, sono i surfisti del comitato Litorale vivo dopo la pubblicazione della bozza del nuovo Piano demaniale marittimo. Il documento urbanistico individua sulle spiagge di Canale e San Nicola aree da destinare alla pratica del surf. Una scelta che gli appassionati giudicano «incomprensibile», perché in quei tratti di costa «non si formano onde surfabili».

Vasto, febbraio 2024: la protesta dei surfisti a Vignola

Nel loro intervento, i surfisti parlano apertamente di «stupore»: «In trent’anni di surf a Vasto nessuno di noi si è mai accorto che in questi punti si formano onde adatte alla pratica. Evidentemente l’amministrazione ha competenze straordinarie nella ricerca dell’Onda Perfetta», si legge nel copmunicato di Litorale vivo.

Per i surfisti, il punto è semplice: lo spot è uno solo. «Il surf a Vasto si fa a Vignola. L’onda, un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, esiste solo lì, in quei 700 metri di costa. È un patrimonio naturale unico per centinaia di chilometri di Adriatico». Un’onda che, sostengono, rischia di essere compromessa dal progetto delle nuove barriere frangiflutti, contro cui pende un ricorso al Tar in attesa di giudizio.

Il gruppo dice di comprendere che amministratori o operatori turistici possano non cogliere immediatamente il valore sportivo ed economico dello spot, ma non accetta ciò che definisce una «mancanza di oggettività»: «Sostenere che a Canale o a San Nicola si possa fare surf significa ignorare l’evidenza».

Nella parte finale dell’intervento, la comunità surfistica chiede maggiore serietà e confronto: «Se non si vuole ascoltare chi studia questo mare da trent’anni, basterebbe chiedere a un cittadino: si fa surf in località Canale? La risposta sarebbe chiara». Ribadiscono inoltre che esiste una soluzione tecnica per modificare le barriere e proteggere le abitazioni senza distruggere l’onda: «Lo abbiamo sempre sostenuto. Questo è il tema. Il resto sono affermazioni approssimative».

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *