La previsione è tutt’altro che rosea: «Il potenziamento del porto farà strada a nuovi insediamenti industriali», quindi «la zona naturalistica scomparirà». Nicholas Tomeo del Forum civico ecologista lancia un grido d’allarme che va controcorrente rispetto alle dichiarazioni politiche delle scorse ore: fare di Punta Penna un porto di rilevanza nazionale e ampliarlo accrescerà l’inquinamento, frenerà lo sviluppo turistico e rovinerà la vicina Riserva naturale di Punta Aderci. Il dissenso ecologista nasce dall’annuncio del presidente della Regione, Marco Marsilio, che chiederà al Ministero dello Sviluppo economico di inserire lo scalo marittimo di Vasto nel sistema portuale dell’Adriatico centrale aumentandone l’importanza e attraendo coì i finanziamenti necessari a ingrandire il bacino portuale [LEGGI].
«La dichiarazione di Marsilio – commenta – è il continuo di un approccio che riguarda quella zona: prima la Zes, l’ultimo miglio ferroviario, l’ampliamento del porto e poi la delibera numero 47 del 3 marzo 2022, che ha esautorato dei suoi poteri del comitato di gestione della Riserva di Punta Aderci. Tradotto in un quadro generale, significa che la direzione che si vuole dare a quella zona è far diventare Punta Penna solo ed esclusivamente una zona industriale. Questo ha le sue ripercussioni: in termini economici, tutti da verificare; in termini ambientali, invece, certamente quell’area andrà a morire in termini naturalistici. E’ chiaro che tutti i discorsi relativi alla convivenza tra la zona industriale e la zona naturalistica è pura e semplice retorica. È fumo negli occhi, perché è evidente che si vuole far diventare Punta Penna un polo industriale importante. Lo stesso commissario Zes (Zona economica speciale, n.d.r.), Mauro Miccio, secondo le sue dichiarazioni del 26 febbraio, dice che gli insediamenti industriali potranno essere attratti esclusivamente dall’efficientamento del porto. Questo significa che il potenziamento del porto farà sì che ci saranno nuovi insediamenti industriali, grazie anche alla Zes, ed è ovvio che la zona naturalistica ne risentirà: scomparirà completamente. Ciò che mi chiedo è: si è pensato che, oltre alla zona naturalistica, c’è un importante insediamento abitativo? Si è pensato alle persone che abitano lì e che, ormai quotidianamente, lamentano odori nauseabondi e, per questo, non riescono più neanche ad aprire le finestre né a stendere i panni fuori? Si è pensato a quegli imprenditori che hanno fatto degli investimenti nel settore turistico? La modifica del Pan, per cui si prevedeva di dare la possibilità di aprire b&b o comunque di dare anche un indirizzo turistico naturalistico a quella zona. Ora non si darà spazio a questi interessi legittimi e si favorirà solo lo sviluppo industriale».
«Bisognerebbe capire – sostiene Tomeo – che lo sviluppo territoriale che passa attraverso il potenziamento delle zone industriali è ciò che ha portato al collasso ai sistemi economici dei territori, dei sistemi ambientali e della tenuta abitativa dei luoghi. Se non si capisce che il modello di potenziamento industriale è ormai superato, perché ha prodotto solo danni ai territori, non si va avanti. Bisogna puntare sul potenziamento della tenuta ambientale dei luoghi, perché nel turismo le richieste oggi sono di luoghi naturalistici. Crediamo che si sarebbe potuta fare la Via verde della Costa dei trabocchi se questa zona fosse stata puntellata da importanti zone industriali o dal potenziamento di quelle esistenti? Cosa diranno le persone che verranno a visitare questi posti? Cosa diranno i traboccanti, cui è stata data la possibilità di ampliare questi trabocchi per fare investimenti turistici?»
Secondo Tomeo, per il futuro di Vasto, «questo punto, è necessario puntare su un turismo responsabile, sostenibile e sulla valorizzazione delle ricchezze naturali che abbiamo e non possono convivere assolutamente con il potenziamento della zona industriale».
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