Per consentire alla difesa se chiedere un rito alternativo è stata rinviata al 4 luglio l’udienza preliminare sulla vicenda della morte di Franco Mancini, noto ai vastesi come Franchino.
L’udienza
Omicidio preterintenzionale: è il reato ipotizzato nei confronti di G.S., trentenne di Vasto. Stamani nell’udienza davanti al gup del Tribunale di Vasto, Fabrizio Pasquale, due familiari del cinquantenne si sono costituiti parte civile. La pubblica accusa è rappresentata dal pm, Vincenzo Chirico. Il 30enne è difeso dall’avvocato Antonino Cerella, i familiari di Franchino dai legali Massimiliano Fiore e Samantha Zaccardi. «Abbiamo chiesto – dice Cerella – la possibilità di valutare un rito alternativo: patteggiamento o rito abbreviato».
I fatti
I fatti risalgono al 1° settembre 2021, quando Franchino, come lo chiamavano i tanti vastesi che lo conoscevano, fu ritrovato privo di sensi in viale Dalmazia, nel cuore di Vasto Marina. Vani furono i tentativi di salvargli la vita. A settembre dello scorso anno le indagini, eseguite dal Commissariato di polizia, erano state prorogate per svolgere una perizia sulle immagini registrate dalla videosorveglianza. Le parti avevano incaricato due medici legali: Pietro Falco per la procura e Christian D’Ovidio per la difesa.
Secondo l’accusa, Franchino avrebbe subito una spinta che lo avrebbe fatto indietreggiare e poi cadere battendo la testa. Caduta che gli avrebbe procurato un’emorragia interna. In baser alla ricostruzione dei fatti, il giovane avrebbe accompagnato l’uomo sul lato opposto della strada lasciandolo su una panchina; nello stesso posto fu trovato la mattina successiva in stato di incoscienza. Trasportato in ospedale in coma, morì qualche ora dopo. L’autopsia, svolta il 4 settembre 2021 all’ospedale di Chieti, ha individuato in un trauma cranico la causa della morte.
