«Denso, non è sufficiente conservare le attuali produzioni. Investimenti devono garantire futuro»

Dopo la visita del presidente del gruppo Koji Arima e del responsabile dei motori Tsunenobu Hori nella Denso di San Salvo c’è attesa per conoscere eventuali indicazioni emerse negli incontri che la proprietà ha avuto con il management locale. Al momento non trapelano indiscrezioni sul futuro dello stabilimento automotive che impiega 931 dipendenti.

Lunedì prossimo, 11 settembre, i sindacati incontreranno le rsu per fare il punto della situazione sulle richieste da portare avanti. Come accaduto l’anno scorso con la precedente visita, non sono stati organizzati momenti di condivisione con i rappresentanti dei lavoratori, per questo c’è attesa soprattutto per quanto riguarda il capitolo degli investimenti a lungo termine. Periodicamente, ormai da anni, le poche notizie che trapelano dallo storico stabilimento parlano di nuove commesse dall’estero (Brasile, Stati Uniti ecc.), ma sul futuro nello scacchiere dell’auto elettrica resta sempre un alone di mistero che preoccupa i sindacati.

Per Marco Laviano (Fim Cisl) l’arrivo dei vertici Denso potrebbe essere una buona notizia, ma il condizionale è d’obbligo: «Quando una proprietà dal Giappone viene qui è perché probabilmente anche loro iniziano a ragionare sul futuro. Saranno investimenti definitivi? Si spera. Sono investimenti che generano nuova occupazione? È quello che noi vogliamo. L’investimento mirato a mantenere le produzioni non è sufficiente, bisogna andare verso il cambio tecnologico. Ci stiamo avvicinando in modo sostanziale al cambio delle produzioni e del modo di concepire le auto. Abbiamo una deadline fissata al 2030-2035 e i colossi dell’auotomotive si devono adeguare. Su questo vorremmo risposte anche noi».

«Se vogliamo costruire un futuro, le risposte vanno date oggi. Come sigla sindacale la richiesta principale è quella di nuove tecnologie e un nuovo modo di stare nel mercato. Se il piano industriale prevede solo di spostare le produzioni da un Paese per portarle in Italia per vivere un altro anno, si sposta solo il problema. Un gruppo consolidato come questo deve andarsi a prendere il mercato, lo può fare perché ha tanti clienti e in questo stabilimento ci sono le potenzialità ed eccellenze».

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