La nave Life Support di Emergency arriverà domani, mercoledì 23 agosto, a Ortona con a bordo 40 naufraghi soccorsi sabato scorso nel Mediterraneo, in acque internazionali della zona Sar maltese. L’arrivo nel porto di Ortona è previsto intorno alle 14, dopo quattro giorni dal momento del salvataggio. I 40 naufraghi a bordo, che erano partiti dalla Libia, sono tutti uomini provenienti da Bangladesh, Egitto, Pakistan, Siria e Sudan, tra loro ci sono due sono minori non accompagnati. Sono stati salvati mentre si trovavano su una piccola imbarcazione in vetroresina.
«Stiamo navigando verso Ortona, il Pos (Place of safety) indicatoci dall’Mrcc (Maritime Rescue Coordination Centre) italiano – spiega Carlo Maisano, capomissione della Life Support, operativa nel Mediterraneo centrale dal dicembre del 2022 e già attraccata a Ortona a marzo – L’assegnazione di porti lontani lascia scoperta l’area di mare dove continuano a verificarsi casi di natanti in pericolo. Vogliamo che le persone migranti a causa di guerre, violenze, crisi climatica o insicurezza alimentare possano arrivare sane e salve in Europa ed essere accolte, che la Life Support possa fare il suo lavoro: salvare vite e vedersi assegnare porti più vicini per tornare in area operativa il prima possibile».
«Durante questi giorni di navigazione prima di arrivare al porto assegnato di Ortona abbiamo avuto modo di sentire le storie di alcune delle persone che abbiamo soccorso in mare – dice Mohamed Hamdi, mediatore culturale a bordo della Life Support – Molti ragazzi siriani denunciano la violenza nel loro Paese e raccontano di quanto sia difficile la loro vita quotidiana in Siria, dove la guerra è ancora presente e le crisi economica e alimentare rendono davvero difficile la sopravvivenza. È importante capire che le persone a bordo hanno deciso di partire, lasciarsi alle spalle famiglia e amici e rischiare la vita in Libia e nel Mediterraneo perché era l’unico modo che avevano per cercare una vita migliore».
Lo staff della nave ha raccolto anche la testimonianza di un 27enne siriano (M.S.) a bordo: «Avevo affrontato il viaggio un’altra volta oltre a questa, ma i libici mi hanno riportato indietro. Le milizie libiche che organizzano i viaggi sono d’accordo con la guardia costiera libica, e la avvertono quando fanno partire una barca. In questo modo la guardia costiera sa dove e quando venire a prenderci e ci riporta in carcere per estorcerci altri soldi. Ho visto tante persone venire riportate indietro più volte e finire i soldi perché ogni volta dovevano pagare un riscatto per essere liberate. È molto pericoloso essere senza soldi in Libia, a volte l’unico motivo per cui le persone non vengono uccise è perché sono viste come una fonte di soldi. Molti siriani rischiano la loro vita perché non hanno molti soldi quando decidono di partire: in Siria in questo momento c’è una grave crisi economica e ci sono famiglie che vivono con 10$ al mese. Il viaggio in mare non mi spaventava perché preferivo morire che vivere in Siria e guardare la mia famiglia soffrire. Ora invece spero di trovare un lavoro in Europa e farmi raggiungere appena sarà possibile».