Vastese retrocessa: tutti gli errori di una catastrofe annunciata

Dal «dobbiamo guardare all’obiettivo playoff», al dramma sportivo di una retrocessione annunciata e che porta con sé più di un colpevole.

Sette anni dopo il ritorno in Serie D la Vastese, ieri pomeriggio, al termine dell’ennesimo harakiri della stagione, ha rovinato tutto salutando l’Interregionale e scendendo di nuovo in Eccellenza abruzzese. Tra fine agosto e inizio settembre le ambizioni dei nuovi protagonisti di certo non mancavano ma, da lì in avanti, la stagione ha preso una strada tortuosa diventando sempre più impraticabile.

Mai nelle 7 stagioni consecutive in D (sotto la gestione Bolami-Scafetta) si è andati così male chiudendo la regular season con appena 36 punti. Ne bastavano 3 in più e ieri non si sarebbe neanche giocato il playout che ha visto il Termoli conquistare la salvezza con una insperata rimonta nei minuti di recupero. Da ieri, da più parti, riecheggia la storiella di una retrocessione arrivata anche per le tante partite giocate lontano dall’Aragona. Una gran bella bugia, visto che da settembre a fine gennaio i biancorossi sui campi neutro di Agnone e Scerni hanno raccolto 17 punti in 8 partite (media di 2.12 punti). Da inizio febbraio in poi, con il ritorno all’Aragona in 9 match (escluso il playout, ma compreso quello perso a metà ottobre contro il Fano) sono arrivati appena 11 punti (1.22 di punti in media). I biancorossi hanno corso (si fa per dire…) più lontano da Vasto, ecco perché è una scusante che non regge.

In estate, dopo vari casting, si era deciso di affidare la gestione al nuovo direttore sportivo Giorgio Marinucci Palermo, arrivato con grandi ambizioni ma che, alla fine del campionato, ha lasciato un’impronta negativa. Oltre a una sua presenza sempre meno costante negli allenamenti quotidiani a Scerni, nelle ultime e decisive settimane della stagione c’è stata la costruzione di un organico mai all’altezza della categoria. Negli ultimi quarant’anni (e forse anche oltre) di calcio a Vasto, tra C e D, mai c’è stata una rosa così scadente e anche le scelte in corso d’opera non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Incomprensibile la scelta di mandar via due esperti come Favo e Greselin e, nel momento in cui serviva irrobustire la difesa con un elemento di spessore (per richiesta di mister Cornacchini), è arrivato il portiere Baiocco poi finito in panchina.

Pensando all’organico se ne sono salvati pochi, capitan Altobelli e Maiorano, arrivati a fine stagione in condizioni fisiche precarie (eufemismo), hanno provato a reggere la baracca lottando fino alla fine. Non è bastato, pur potendo contare su De Cerchio, elemento di spessore decisivo nella seconda parte di stagione con 7 gol e 3 assist. Anche Montebugnoli merita più di un applauso, un soldatino inesauribile e sempre presente.

Negli ultimi due mesi è venuta meno la costanza sotto porta del bomber Di Nardo, miglior marcatore con 11 reti chiudendo però la stagione in negativo. Zero gol nelle ultime 8 giornate (750 minuti), a pesare sul suo umore i due rigori sbagliati (contro Matese e Sambenedettese) e il rosso contro l’Avezzano, costato poi tre giornate di squalifica. Pessima anche la gestione di due casi in difesa, come quello di Romeo (andato poi alla Nocerina) e Orchi. Quest’ultimo, dopo aver chiesto la cessione, non concessa, è finito inizialmente fuori rosa, poi con il fronte senior carente è stato reintegrato trovando anche continuità da titolare.

Altro tasto dolente l’avvicendamento in panchina di ben tre allenatori, a partire da Ferazzoli (retrocesso nei giorni scorsi anche con il Nola) per poi proseguire con Lucarelli ed infine affidandosi a Cornacchini. La media punti migliore, da salvezza, è stata quella avuta con l’allenatore marsicano (17 punti in 14 match: 1.21), mentre il tecnico di Fano ne ha conquistati 12 in 12 partite. Se per quest’ultimo c’è l’attenuante di aver preso una rosa scelta da altri nel terzo finale di stagione, di certo avrebbe da giustificare alcune scelte. Senza guardare troppo lontano, restano di difficile interpretazione le uscite di scena, contro il Termoli, di De Cerchio e Di Nardo. Due degli uomini migliori, dopo le loro sostituzioni i biancorossi si sono sciolti e perso il vantaggio hanno subito la rimonta dei molisani.

A proposito di rimonte, è stato il leitmotiv, soprattutto della seconda parte di stagione pensando anche ai tanti, troppi punti buttati via (almeno 9) contro Notaresco, Avezzano, Termoli (anche in campionato), Matese e Senigallia. Da quello che è mancato in campo alla presentazione in pompa magna di alcuni dirigenti arrivati con il petto in fuori per poi eclissarsi nel nulla. A settembre l’arrivo del responsabile marketing Eusanio Martino, a gennaio il direttore generale Simone Grillo, non verranno ricordati da nessuno.

Se nel 2015 l’entrata del presidente Franco Bolami aveva fatto rima con immediato ritorno in Serie D, nell’ultima stagione ci sono stati errori anche da parte dell’attuale dirigenza. Soprattutto nei momenti più delicati, il gruppo andava sorretto più che affossato con gesti e decisioni difficili da comprendere. Tanti, troppi errori che hanno partorito una retrocessione annunciata da mesi. Da ieri pomeriggio la Vastese è di nuovo in Eccellenza abruzzese. dove dovrebbe sfidare altri top team come Teramo e forse Giulianova (chiamato agli spareggi per la D) senza dimenticare il “derby” contro il Casalbordino. Nei prossimi giorni si capirà se e con chi si ripartirà, ma questa piazza non può più stare dietro a favolette come quelle viste nelle trattative prima con Di Stefano e poi Bacco. Serve chiarezza e responsabilità da parte di chi prenderà il timone, ieri al triplice fischio più di qualche tifoso ha salutato l’Aragona in lacrime. Ecco, la speranza è che tutto si possa trasformare in nuovo entusiasmo, magari non azzerando tutto ma quasi, certo è che qualcuno dovrà farsi da parte, da subito. La Vastese dovrà essere per forza protagonista in Eccellenza, altri anni di agonia non sono più ammessi.

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