«Il Reddito di cittadinanza mi ha aiutato con le spese quotidiane, ma non agevola chi vuole lavorare»

«Mi sento trasparente, è come se per la società non esistessi più. E anche se il reddito di cittadinanza, nell’immediato, mi ha aiutato, nella realtà dei fatti, alla fine, mi ha penalizzato». Parla così Antonio (nome di fantasia per tutelarne la privacy, ndr), ultrasessantenne, ex percettore di reddito di cittadinanza e senza un lavoro fisso ormai dal 2010.

«Facevo il commerciante e il lavoro mi andava anche bene, poi ho avuto dei problemi in famiglia e ho dovuto smettere – ci racconta con la voce che trema e si ferma ad ogni parola -. Da lì mi sento fermo con le quattro frecce, sempre più solo, senza che nessuno mi dia davvero una mano». E così chiede di poter accedere al reddito ma senza mai perdere la speranza di trovare un lavoro.

«Quei soldi mi hanno aiutato nelle spese quotidiane, a pagare le bollette, ma chi dice che il RdC aiuta chi vuole lavorare, dice una bugia – dice ancora a Chiaro Quotidiano -. Nel 2021 ho trovato un lavoro, regolarmente registrato e da allora quei soldi mi sono stati decurtati anche se il lavoro è durato ben poco. Perché non si è pensato di girare quella quota al datore di lavoro così da poter essere aggiunta al mio piccolo stipendio? Così io avrei continuato a lavorare e l’imprenditore sarebbe stato invogliato a tenermi grazie a questo incentivo». Ma così non è stato. Quel lavoro in fabbrica, dopo pochi mesi, non è stato rinnovato e Antonio si è trovato al punto di partenza, più demoralizzato e sempre più nel baratro della solitudine. «Da allora mi sento di aver rubato anch’io, perché anch’io ho accettato qualche lavoretto di straforo ed ho continuano a percepire il reddito, ma ti costringono a farlo – confessa -. Questa misura sarebbe dovuta essere un trampolino di lancio per entrare nel mondo del lavoro, ma così non è stato. Se ho trovato qualche piccolo impiego è perché mi sono sempre dato da fare ma la struttura non funziona. Avremmo dovuto avere dei tutor ma io il mio, se esiste, non l’ho mai conosciuto. Gli sportelli? Sempre chiusi».

Pur avendolo percepito e non negando l’aiuto, immediato, che ha ricevuto, secondo Antonio il reddito di cittadinanza non ha funzionato come avrebbe dovuto e se durante l’anno dovesse effettivamente trasformarsi in MIA (Misura Inclusione Attiva) e modificare le proprie caratteristiche, potrebbe non essere un male. «Vogliono cambiarlo? È giusto – conclude – ma devono impostarlo in altro modo e renderlo davvero un aiuto per chi ha voglia di lavorare in modo onesto e continuativo altrimenti così si aiutano solo i furbetti e chi ha davvero voglia di impegnarsi resta fermo al palo».

E lui la voglia di fare qualcosa ce l’ha sempre, così come la speranza di essere chiamato per svolgere un nuovo lavoro per non sentirsi più un peso, né solo o trasparente.

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