Suicidio Trotta, la difesa dell’assistente capo rigetta le accuse: «Abbiamo i documenti»

Si professa innocente. L’assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria Antonio Caiazza respinge l’accusa di non aver adeguatamente sorvegliato Sabatino Trotta, il dirigente medico della Asl di Pescara che il 7 aprile si è ucciso nel carcere di Vasto. «A sostegno della sua posizione ci sono documenti in parte presenti nel fascicolo del pm e in parte a mia disposizione», dice l’avvocata Marisa Berarducci, che difende il poliziotto.

Al termine delle indagini il procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio, ha chiesto il rinvio a giudizio per due persone: la direttrice del carcere di Torre Sinello, Giuseppina Ruggero, e l’assistente capo Caiazza.

«C’è un protocollo di assegnazione dei nuovi detenuti, protocollo con cui il mio assistito non c’entra nulla. Inoltre, era in vigore anche il protocollo Covid», aggiunge Berarducci.

Riguardo alle accuse ipotizzate a carico del suo cliente , l’avvocata risponde che «non c’era alcuna disposizione sulla grande sorveglianza o sulla sorveglianza a vista».

Il 15 giugno l’udienza preliminare al termine della quale il gup dovrà decidere se i due imputati dovranno affrontare il processo.

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