Tragedia dell’hotel Rigopiano, domani la sentenza. Tinari: «Trepidante attesa»

Le risposte attese da sei anni stanno per arrivare. I familiari delle vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano le aspettano dal 2017. Da quando, alle 16,49 di quel 18 gennaio, una valanga che si staccò dal monte Siella travolse l’albergo di Farindola in cui si trovavano 40 persone. I soccorritori ne riuscirono a salvare 11 nei giorni successivi. Ma le vite spezzate furono 29. Sei anni in cui i familiari delle vittime non hanno smesso di tenere viva la fiammella del ricordo, né di chiedere giustizia. Se ci sono stati ritardi, errori, impreparazione o leggerezze, lo dirà oggi la sentenza del giudice del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea.

Le accuse sono pesanti: disastro colposo, omicidio e lesioni plurime colpose, falso, depistaggio e abusi edilizi. Trenta gli imputati. Tra questi l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, i suoi predecessori Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, il presidente della Gran Sasso Resort e Spa, Bruno Di Tommaso, e quattro funzionari regionali. La pubblica accusa, rappresentata dal procuratore Giuseppe Bellelli e dai sostituti Andrea Papalia e Anna Benigni, ha chiesto complessivamente 151 anni di reclusione per 26 imputati (25 persone e una società), l’assoluzione per gli altri quattro. Dopo le requisitorie dei pm e le arringhe degli avvocati, la scorsa settimana sono cominciate le repliche, che si concluderanno domani con l’intervento dell’avvocato Daniele Ripamonti, legale di Ida De Cesaris, dirigente della Prefettura. Poi la camera di consiglio e il verdetto.

Mario Tinari con la moglie Gina sul luogo della tragedia

«Siamo in trepidante attesa», dice Mario Tinari, papà di Jessica, la 24enne di Vasto morta sotto le macerie insieme al fidanzato 25enne, Marco Tanda. «Speriamo che il giudice accolga le richieste dei pm. Anche se il danno è irreparabile, speriamo che queste vicende e coloro che ne sono responsabili vengano vengano giudicati nel modo più severo possibile. Ci sarò, non sono mai mancato a un’udienza. Domani saremo tanti, tutti i familiari delle vittime. In un momento così importante la nostra presenza sarà evidente».

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