«Ancora una volta le richieste dei Comuni non sono state ascoltate». A parlare è il sindaco di Gissi, Agostino Chieffo; il tema è quello annoso della numerosa presenza di cinghiali, mai risolto.
Nell’ultimo consiglio comunale gissano, tenutosi il 19 dicembre 2022, l’assise civica, con la delibera approvata durante la seduta, ha chiesto alla Regione di prolungare la stagione venatoria fino al 31 marzo 2023 in attesa di provvedimenti idonei «a contenere il numero di ungulati entro limiti compatibili con le attività antropiche». Dalla Regione, però, come prevedibile, non è arrivato alcun cenno di riscontro, la caccia si è chiusa il 31 dicembre scorso e i problemi legati alla massiccia presenza dei cinghiali sul territorio resta in capo ai singoli Comuni.
«La delibera – spiega Chieffo a Chiaro Quotidiano – faceva seguito ad altri precedenti atti simili con i quali abbiamo chiesto alla Regione di fare qualcosa. È inutile che ogni Comune continui a fare ordinanze per gli abbattimenti, è una misura che non risolve il problema anche perché di notte i cinghiali si spostano in altri territori percorrendo numerosi chilometri. È un tema che va affrontato quanto meno a livello regionale».
«Abbiamo chiesto di prendere atto che c’è un problema grave che attanaglia soprattutto le zone dell’entroterra e quelle vicino alle riserve. Bisogna iniziare a fare qualcosa, non importa se caccia o cattura, basta che si prendano provvedimenti. Considerata l’assenza di soluzioni, nel frattempo chiedevamo che la caccia restasse aperta. L’appello, ovviamente, è rimasto inascoltato e quotidianamente ci imbattiamo nel cinghiale morto sulla Sp 154 frutto di precedenti incidenti, in interi branchi che entrano in paese o che a Vasto brucano in mezzo alla strada. Continuerà così finché non ci scappa il morto come già accaduto altrove?».
Poi, il primo cittadino cita le ordinanze di abbattimento e la loro scarsa efficacia: «Quando scadono, le rinnovo, ma non servono a nulla perché se si elimina il branco intero (e non succede mai), ne arriva un altro. Per questo motivo diciamo che è un problema da gestire a livello nazionale e regionale senza rimpallarsi la responsabilità. A Gissi ci sono numerosi abbattimenti da parte della polizia provinciale, ma 40-50 all’anno servono a poco. Tenere aperta la caccia per altri due-tre mesi avrebbe probabilmente prodotto qualche risultato in attesa di soluzioni migliori».
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