Sgomberato il palazzo Ater pericolante. I residenti: «Nuove case piene di problemi»

Il palazzo va abbattuto e ricostruito perché è pericolante, ma i residenti protestano perché gli alloggi dove verranno trasferiti sono carenti. Due anni per rifare la palazzina fatiscente ai numeri civici 15 e 17 del quartiere Ater di Punta Penna. Stamattina a Vasto, nel borgo vicino al porto, lo sgombero degli ultimi cinque appartamenti abitati. In tutto, in quello stabile, gli alloggi sono 16, tre dei quali riscattati da altrettante famiglie di residenti. L’evacuazione è stata eseguita dagli addetti dell’Ater Lanciano-Vasto insieme a vigili del fuoco, carabinieri, polizia locale e con il supporto di un’impresa di traslochi. C’erano anche il direttore dell’Ater Lanciano-Vasto, Giuseppe D’Alessandro, il sindaco di Vasto, Francesco Menna, e l’assessora alle Politiche abitative, Paola Cianci.

Vasto, quartiere Ater di Punta Penna: residenti lasciano il palazzo fatiscente

I residenti hanno dovuto lasciare le abitazioni in cui vivevano, in alcuni casi da oltre cinquant’anni, con la promessa di poter tornare quando i lavori saranno ultimati. Alcuni di loro sono stati provvisoriamente alloggiati in albergo in attesa di poter prendere possesso di altri appartamenti. Coloro che sono già entrati nella casa di destinazione protestano perché «negli alloggi che ci hanno assegnato ci sono seri problemi», dice Davide Stivaletta. «Da cinque anni sapevano che l’edificio era da sgomberare e non hanno provveduto a mettere a posto gli appuntamenti che ci avrebbero assegnato. Le pareti sono state imbiancate ieri, ma mancano perfino le porte dei bagni». La vicenda avrà degli strascichi legali: «Gli atti – dice Stivaletta – sono già in tribunale».

«Le case di transizione – risponde D’Alessandro – sono state individuate tutte nel comune di Vasto, quindi nessuno sarà costretto ad allontanarsi dalla città di residenza. Sono case a norma di legge». Per i lavori al palazzo da abbattere e ricostruire si punta al bonus 110 per cento. Il costo complessivo della demoricostruzione è di 3 milioni di euro.

«Le abitazioni in cui gli inquilini alloggeranno fino al termine dei lavori di ricostruzione – afferma Cianci – sono state individuate in appositi sopralluoghi. Dove bisogna fare degli interventi di ordinaria manutenzione, l’Ater si è impegnata a eseguirli. A tutti gli inquilini sono stati assegnati altri alloggi di proprietà dell’Ater. Per l’edificio è prevista  la demolizione e ricostruzione e sarà pertanto possibile riassegnare gli appartamenti a coloro che vi abitavano, per i quali è stato un momento delicato visto il legame affettivo che li lega a quel quartiere dove alcuni  hanno vissuto per oltre cinquanta anni. Il provvedimento era inevitabile in virtù di una procedura necessaria alla salvaguardia della loro sicurezza».

«La decisione – spiega Menna – è stata presa a seguito di una perizia che ha acclarato il deficit strutturale dell’edificio, troppo pericoloso per i residenti. Abbiamo seguito insieme all’Ater tutta la procedura che ci ha visti coinvolti sin dal precedente mandato amministrativo affrontando tutte le problematiche riscontrate per arrivare ad una soluzione condivisa con tutti. La palazzina sarà blindata, gli ingressi saranno murati e le forze dell’ordine controlleranno eventuali occupazioni abusive».

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