Civeta chiamato a importanti sfide nei prossimi anni e a diventare centrale nella gestione dei rifiuti d’Abruzzo grazie a oltre 30 milioni di euro dal Pnrr per politiche e impianti a favore dell’economia circolare. Stamattina per illustrare i progetti futuri i sindaci che hanno firmato di recente il nuovo statuto che ha sancito la trasformazione del consorzio in società – Graziana Di Florio (Cupello), Francesco Menna (Vasto), Emanuela De Nicolis (San Salvo) e Daniele Carlucci (Scerni) – hanno tenuto una conferenza stampa insieme al direttore del Civeta, Luigi Sammartino, e al consigliere regionale Manuele Marcovecchio.
L’HUB REGIONALE PER IL TRATTAMENTO FANGHI – All’orizzonte non ci sono solo i 20 milioni per la realizzazione del biodigestore (ve ne avevamo già parlato qui) il cui cantiere è partito il 29 dicembre scorso, ma anche i 9,982 milioni per l’hub “Fanghi”: un impianto per trattare i fanghi e i prodotti di scarto dei depuratori (e altri trattamenti acque reflue) Arap di tutta la regione e finora assente in Abruzzo. «Un impianto importantissimo – ha spiegato Sammartino – perché oggi tutti i fanghi vengono portati fuori regione con un immaginabile aumento dei costi dovuto a trasporto e conferimento. Il percorso avviato ha l’obiettivo di raggiungere la piena autonomia regionale nella gestione del servizio idrico integrato e dei rifiuti». Il progetto è arrivato al nono posto in graduatoria nazionale. L’intervento (come gli altri finanziati dal Pnrr) dovrà concludersi entro il 31 dicembre del 2026.
BIODIGESTORE E GREEN COMMUNITIES – Tornando brevemente al biodigestore, Sammartino ha tenuto a sottolineare che grazie alle moderne tecnologie «i territori limitrofi non avranno disturbi ambientali da questo impianto inserito nel piano industriale del 2013». L’impianto in fase di realizzazione da partner afferenti al gruppo Snam processerà 40mila tonnellate di rifiuti organici all’anno sviluppando 6 milioni di metri cubi di biometano per autotrazione e oltre 15mila tonnellate di ammendante compostato misto per l’agricoltura (compost). Per evitare sovrapposizioni con altri progetti privati in fase autorizzativa (quello per la produzione di biometano a Monteodorisio, ad esempio), sarà di estrema importanza la pianificazione dei flussi dei rifiuti e degli impianti da parte dell’Agir.
Altri 2,4 milioni di euro, dal ministero Affari regionali, sono destinati al progetto Green Communities che prevede la gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale e delle risorse idriche, la produzione di energia da fonti rinnovabili locali (fotovoltaico a servizio delle serre idroponiche e all’interno del polo), sviluppo del turismo sostenibile (con un “Green village” e un’ippovia), sviluppo sostenibile attività produttive (autocompostaggio) e sviluppo azienda agricola sostenibile.
In fase di valutazione da parte dei ministeri ci sono anche altri due progetti da 6 milioni di euro (potenziamento della raccolta differenziata) e 12 milioni di euro (trattamento reflui di processo).
E LE DISCARICHE? – «I finanziamenti non sono frutto del caso, ma di uno studio continuo, del confronto con altri territori e della presenza di tutti i tasselli necessari», Sammartino spiega così l’arrivo dei fondi. Uno di questi tasselli è la discarica di servizio per accogliere gli scarti dei processi che a breve saranno implementati (i residui non riciclabili).
Le attuali restanti volumetrie assicurano un’autonomia per i prossimi 5-6 anni al termine dei quali si esaurirà anche la gestione da parte della Cupello Ambiente della terza vasca. Sarà quindi necessaria un’altra discarica: «La discarica di servizio, preferibilmente attigua agli impianti, è un requisito necessario per poter vedere compiuti questi progetti. Abbiamo una volumetria garantita dalla Regione di 250mila metri cubi, abbiamo i terreni di proprietà dove farla e c’è già uno studio di fattibilità. Nel 2022 abbiamo trattato 45mila tonnellate di rifiuti, 24mila tonnellate e mezzo sono andate in discarica, circa il 50%. Il nostro obiettivo è ridurre a meno del 35% la quota che va in discarica. La prossima governance del Civeta deciderà quali saranno le priorità».
«ABBIAMO ASSICURATO IL FUTURO AL CIVETA» – Unanime il commento dei sindaci presenti sulla recente trasformazione in società del Civeta che ha però fatto registrare la spaccatura con gli altri Comuni (Monteodorisio, Casalbordino, Pollutri e Villalfonsina).
«Senza inutili polemiche – ha detto la padrona di casa Di Florio – abbiamo portato avanti un processo di trasformazione che sarebbe potuto avvenire già dieci anni fa». «Dispiace che altri Comuni non ci abbiano seguito, la porta è sempre aperta», è l’invito di Menna, affiancato durante la conferenza dall’assessore vastese Gabriele Barisano.
Come detto, tra i sindaci c’era anche la sansalvese De Nicolis che, a novembre, ha firmato la stessa lettera dei Comuni contrari ad alcuni aspetti del nuovo statuto. Il primo cittadino spiega così la scelta: «Anche noi avevamo rilevato criticità, ma era fondamentale andare avanti. Il consiglio comunale mi ha dato mandato di chiedere migliorie su alcuni passaggi ed è quello che farò». Sulla stessa lunghezza d’onda Carlucci: «Presto daremo una governance al Civeta con la nomina del cda. Avevamo e abbiamo il dovere di farlo continuare a vivere».
Infine, Marcovecchio: «Grazie ai sindaci che ci hanno seguito in questo percorso. Non c’è nessuna preclusione a verificare se questo statuto dev’essere migliorato. Senza la trasformazione tutto il patrimonio impiantistico del Civeta sarebbe stato preso e dato al privato».
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