Se n’è andato l’11 giugno 2020 dopo aver combattuto a lungo contro una malattia. Aveva solo 39 anni Antonio Pasquini quando ha lasciato familiari e amici sgomenti per una morte così prematura. Ma proprio la sua famiglia, mamma Agamante e papà Amedeo, ha deciso di rendergli omaggio in quella che era una delle sue più grandi passioni: il Mastrogiurato. In particolare la Tenzone, soprattutto l’ultimo dei giochi, il più atteso, il più sentito, il tiro alla fune.
In occasione della Tenzone 2022, infatti, domenica 28 agosto, ci sarà il primo memorial a lui dedicato ed al vincitore andrà la scultura realizzata dall’artista frentano Nicola Antonelli. «In questa scultura il fulcro è la fune, anche se fisicamente non c’è e bisogna immaginarla. – spiega Antonelli – Proprio come quella fune che lega le persone tra loro o che lega ognuno di noi alle proprie passioni e, nel caso di Antonio, alla sua città ed alle sue tradizioni».
Commossi i genitori di Antonio, durante la conferenza stampa di presentazione dell’edizione numero 40 del Mastrogiurato, lo hanno ricordato come un ragazzo fortemente legato alla sua terra, alle sue tradizioni ed alla sua comunità da cui non si era mai voluto allontanare.
«Scompaiono le grida di chi ti sta accanto – scriveva Antonio dopo i giochi del 2019 – scompare tutto. E come se di colpo si diventasse sordi e la tua testa si allontanasse per un unico scopo da tutto ciò che ti circonda. Oggi come oggi ancora più orgoglioso di ciò che per me rappresenta la passione per la mia città, il Mio Quartiere. L’appartenenza. Qualcosa che molti danno per scontato ma che non si comprende finché non ci si mette in competizione per poterla esaltare e “difendere”. Quando vi trovate là le cose cambiano e ci si mette in gioco sul serio sfidando i propri limiti. Le mani bruciano, il cuore sembra un muscolo impazzito e le gambe e le spalle macinano quei metri come se stessero sostenendo il peso delle colonne d’Ercole. I respiri diventano delle coltellate ogni qualvolta spingi e vai oltre e pensi che potresti mollare ma non lo fai. Perché sei lì per uno scopo. Ecco cos’è, ecco come funziona». Durante il tiro alla fune, quest’anno, il pensiero di tutti gli atleti, non solo quello dei suoi amici del quartiere Sacca, andrà ad Antonio che, proprio come la fune invisibile nel trofeo di Antonelli, sarà lì a tirare forte quella corda dalla parte del suo quartiere.
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