Le rampe simbolo dell’abbandono tornano fruibili: nuovo collegamento “Trignina”-zona industriale

L’ultima auto a transitarvi prima dell’apposizione dei pesanti blocchi di cemento passò ben 14 anni fa per l’inaugurazione dell’autoporto-fantasma, poi caddero nel dimenticatoio e nell’abbandono comune a tutta quell’area. Parliamo dello svincolo e delle rampe di accesso dalla Statale 650 “Trignina” alla zona oggi occupata dal grande polo logistico di Amazon che aprirà ufficialmente i battenti il prossimo 1° agosto.
Da qualche giorno, i blocchi che ne impedivano l’accesso sono stati rimossi e le rampe sono nuovamente transitabili dagli automobilisti.

Le rampe dall’alto (foto dall’alto realizzate prima della rimozione dei blocchi)

La storia delle rampe – che rappresentano uno dei motivi che ha convinto Amazon a investire in questa zona – inizia addirittura negli anni Ottanta quando l’allora Coasiv (COnsorzio per l’Area di Sviluppo Industriale del Vastese, per gli amici semplicemente consorzio industriale) decise di realizzare un autoporto per i numerosi tir che raggiungevano la zona industriale sansalvese. Intenzioni buone, ma che mal si conciliarono con i tempi elefantiaci classici degli enti pubblici. La nuova infrastruttura viaria costò complessivamente oltre 3 milioni e mezzo di euro, poco meno di 7 miliardi di lire in arrivo dal Programma triennale per lo Sviluppo del Mezzogiorno.
Il primo milione e mezzo (1.446.079 euro per la precisione) fu usato per la realizzazione dello svincolo con cavalcavia i cui lavori iniziarono nel 1989 per concludersi nell’agosto del 1992 (collaudo nel maggio del 1994). Una cifra di poco superiore (1.549.371 euro) servì a costruire le rampe di ingresso e uscita e del tratto di collegamento con i piazzali, lavori consegnati nell’ottobre del 1990 e terminati tre anni dopo, dicembre 1993 (collaudo nell’ottobre 1996). Per vedere l’autoporto realizzato (i vari capannoni costarono altri 5 milioni di euro) passeranno altri 12 anni (inaugurazione 2008) durante i quali saranno necessari altri 560mila euro per adeguare le rampe alle nuove normative (lavori, questi, iniziati nel maggio 2007, terminati nell’ottobre dello stesso anno e collaudati nel giugno 2008).

Il resto è storia nota: il tutto fu inaugurato nel 2008 per essere messo sotto chiave, consegnato alla Regione e mai utilizzato (vandalizzato e depredato anche dei cavi elettrici nel frattempo) fino all’agosto 2020, quando il sito dell’autoporto tornò all’Arap (che nel tempo aveva assorbito il Coasiv) per essere venduto a 3,7 milioni di euro alla Engineering 2K, società che ha edificato il centro Amazon.

Le rampe prima dei nuovi lavori

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Nell’accordo la struttura viaria è rimasta di proprietà Arap con l’impegno di un loro, nuovo, adeguamento (negli oltre 14 anni, la vegetazione e il degrado hanno preso il sopravvento) a carico dalla E2K che ha terminato i lavori nei mesi scorsi. Oltre al restauro, la società si è occupata anche della realizzazione del collegamento con la zona industriale. Nel progetto degli anni Ottanta, infatti, le rampe conducevano solo all’interno dell’autoporto.
Oggi, il collegamento può essere usato da tutti per raggiungere la nuova rotatoria di viale Germania. Va ricordato, inoltre, che le stesse sono state inserite in una delle tante ipotesi di variante alla Statale 16 quale raccordo con la “Trignina” grazie a un collegamento con via Grasceta.

A posteriori, va riconosciuta la lungimiranza della costruzione dell’infrastruttura che ha attratto il nuovo investimento, senza però dimenticare il colpevole abbandono ultra decennale alla quale è stata sottoposta.
Un’incognita resta per ora insoluta: l’incremento dei volumi di traffico che la “Trignina”, già critici, conoscerà a breve. La prossima sfida sarà quella del potenziamento della Statale oggi usata da tir e altri mezzi pesanti per spostarsi tra Abruzzo, Molise, Lazio e Campania.

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