Energia, per le aziende rincari medi del 227% per il gas e del 174% per l’elettricità

Le bollette energetiche continuano a essere fonte di preoccupazione per le industrie. Queste, unite ad altri fattori negativi come l’ombra lunga del Covid e delle sue conseguenze e la crisi ucraina, stanno mettendo in ginocchio il tessuto produttivo abruzzese. A lanciare il nuovo allarme è Confindustria Chieti Pescara che con il proprio Centro studi ha stimato l’impatto medio delle bollette sulle aziende della provincia di Chieti. Nei mesi scorsi, il tema era balzato agli onori della cronaca per via dei pesantissimi aumenti che hanno colpito la Pilkington di San Salvo: 7 milioni di euro in più al mese.

Da allora la situazione è addirittura peggiorate. Un esempio di incidenza dei costi energetici? Secondo i dati elaborati dal Centro studi Confindustria Chieti Pescara, per un’azienda manifatturiera di circa 250 dipendenti, da gennaio 2021 a giugno 2022, si stima un incremento del costo del gas naturale del 227%, pari a 8,5 mln di euro, che aggiunto al +174% del costo dell’energia elettrica per altri 8,6 mln di euro, ha portato a un incremento dei costi energetici del +197%, per ben 17,1 mln di euro totali. Simili gli incrementi dei prezzi delle quote CO2, per cui la nostra impresa campione ha visto incrementare del 187% (ovvero di ben 583.000 euro in più) il costo da sostenere per le emissioni 2022 rispetto al 2020. Per non parlare degli incrementi della spesa di trasporto container per raggiungere i clienti oltreoceano, ai quali è destinato il 90% della loro produzione: parliamo di un +277% per un valore di oltre 34 mln di dollari da gennaio 2021 a giugno 2022.

«Il caro energia sulle bollette gas e elettricità di luglio metterà gli imprenditori alla canna del gas –  Luigi Di Giosaffatte, direttore generale di Confindustria Chieti Pescara – Un’ondata di chiusure e cassintegrazione attraversa l’industria nelle nostre province. Chiediamo un contesto normativo e fiscale in cui poter lavorare e dare lavoro. In autunno se non ci saranno interventi urgenti e di portata tale da riportare i costi di approvvigionamento energetico alla situazione pre-crisi molte aziende potranno decidere la chiusura definitiva con costi sociali altissimi».

Luigi Di Giosafatte

«Le aziende industriali italiane che hanno in portafoglio commesse di lunga durata si trovano in situazioni di svantaggio competitivo rispetto ad aziende anche europee il cui Stato abbia adottato misure di sostegno più incisive. In questo modo viene attuata, di fatto, uno scompenso competitivo che adultera il principio di leale concorrenza che dovrebbe essere garantito in Area Euro».
Secondo il Centro Studi, a politiche invariate pre-crisi, l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l’economia italiana si stima possa raggiungere l’8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%). Alcune aziende abruzzesi sono ricorse alla cassa integrazione per crisi aziendale a causa di risoluzioni contrattuali unilaterali da parte di alcuni fornitori di energia elettrica e gas per eccessiva onerosità sopravvenuta.

«Agli imprenditori – continua Di Giosaffatte – resta solo riprogrammare le produzioni in funzione delle quotazioni più convenienti delle commodities energetiche, ma non ne usciremo senza un intervento del Governo che metta, a un prezzo corretto, un quantitativo di energia a disposizione delle aziende. Anche i parlamentari abruzzesi di tutte le forze politiche devono rappresentare, al Governo e all’Unione Europea, il grido d’allarme delle nostre imprese. Preoccupa il fatto che a tutt’oggi non si riesca ad approvare il tetto massimo al costo dell’energia per l’opposizione di alcuni Paesi membri. L’Europa della solidarietà del Trattato di Roma rischia di diventare l’Europa dell’opportunismo. L’importanza dell’Unione Europea resta invece innegabile e fondamentale per tutti i Paesi». Il riferimento è ai 25 miliardi di chilowattora prodotti da fonti rinnovabili in Italia che potrebbero essere ceduti a prezzo di 50 euro a megawattora, unitamente a 4 miliardi di gas di produzione nazionale.

«Chiediamo ancora di investire sull’efficientamento energetico mettendo a disposizione ulteriori risorse. Chiediamo alla Regione di farsi parte attiva con il Governo per riconoscere l’Industria come asset strategico del nostro Paese che necessita di forte attenzione sul fronte del contenimento dei costi di approvvigionamento energetico e sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime. Alla luce di queste considerazioni, riteniamo ricorrano validi motivi per un provvedimento di sospensione dei canoni consortili per le aziende insediate nei nostri agglomerati industriali. La Regione, inoltre, potrebbe chiedere lo scorrimento della graduatoria sul bando POR FESR 2014-2020 “Promozione di una economia a basse emissioni di carbonio” incentivando le numerose aziende richiedenti a procedere con l’installazione di impianti di energia rinnovabile».
Anche in questa caso è utile citare la Pilkington che nei mesi scorsi ha presentato al ministero della Transizione ecologica un progetto di efficientamento energetico e che ha sposato quello dell’Arap sulla produzione di idrogeno.

L’Abruzzo a metà 2021 con un emendamento al progetto di legge 182/2021 ha di fatto sospeso l’installazione degli impianti di energia eolica e le grandi installazione di fotovoltaico posizionato a terra. La Corte Costituzionale è intervenuta pochi mesi fa dichiarando l’illegittimità costituzionale della “barricata normativa” che la Regione aveva eretto per bloccare le norme nazionali per l’installazione di impianti di energia da fonti rinnovabili.
Volgendo lo sguardo al Vastese, sono numerosi i progetti di fotovoltaico nel territorio: l’Arap intente realizzare tali impianti nei siti inutilizzati dell’impianto di trattamento acque a San Salvo, di Elio 1 e sulla sommità della discarica di Bosco Motticce. Inoltre, altri tre progetti di privati sono in fase di Valutazione d’impatto ambientale: due a Carunchio e uno a Cupello.

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