Ci sono forme sacre di passione popolare che resistono alla modernità: tradizioni lunghe secoli che si rinnovano ogni anno nei gesti spesso lenti, di un sapere antico che per sopravvivere ha però bisogno di essere curato, tenuto vivo e tramandato. Del resto in latino questo termine significa proprio “trasmettere”, far conoscere da una generazione all’altra notizie, fatti, valori spirituali, usi e costumi. Un grande patrimonio immateriale, ma al tempo stesso estremamente tangibile, fatto di strumenti, di lavoro e di sapienze che non restano però solo nei libri, nei racconti e nella manualità dei più anziani ma che anzi, trovano nuovo vigore e forza nell’impegno e nella dedizione di tutti, soprattutto dei più giovani. Un folklore che fa parte di una comunità grande e piccola che, in esso si riconosce con orgoglio e con cui si diversifica agli occhi dei turisti e dei viaggiatori che imparano, anche grazie a queste tradizioni a riconoscere, ed amare quel borgo o quella città.
Uno di quei posti che sa portare avanti la propria storia e le proprie tradizioni è Roccascalegna, pittoresco borgo abitato da poco più di mille anime, annidato tra le valli della comunità montana Aventino-Medio Sangro. Di origini antichissime, come dice il toponimo stesso della località, è strettamente legato al suo castello, monumento questo che ne caratterizza lo skyline, ed a cui deve una buona fetta della sua popolarità a livello di marketing turistico. Roccascalegna è però legata anche ad una celebre tradizione, quella dell’Infiorata che dopo due anni di stop dovuti dalla pandemia, tornerà domenica 19 giugno, ad animare le strade del paese.
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Per capire meglio cosa rappresenta questo rito per la comunità, abbiamo avuto una piacevole conversazione con Domenico Giangiordano, neo rieletto sindaco del borgo: «L’Infiorata rappresenta per noi un qualcosa di davvero grande ed importante, difficile da spiegare forse solo a parole. Dopo questi lunghi mesi di stop forzato – prosegue Giangiordano – stiamo vivendo questa vigilia con ancora più trasporto, pathos e dedizione. L’Infiorata è nel dna di tutti noi per arrivarne al meglio al giorno del Corpus Domini, stiamo lavorando senza sosta non solo le signore e le donne del borgo, ma insieme grandi e piccoli volontari che ognuno a modo proprio, dedicando il proprio tempo per realizzare, anche solo un piccolo, ma importante mattoncino nel grande mosaico artistico e spirituale di questi quadri sacri. E’ una tradizione – conclude il sindaco – che insieme al castello ed alle nostre chiese, deve diventare il volano ed il manifesto della nostra idea di promozione e valorizzazione turistica…vogliamo fare tanto per il nostro territorio».
Ma che cos’è l’Infiorata? L’Infiorata non è una tradizione esclusiva di Roccascalegna o del solo Abruzzo, visto che si ritrova con modalità e formule spesso simili negli appuntamenti sacri di tante parti d’Italia: celebri sono quelle di Genzano (nel Lazio) o di Spello in Umbria, dove la bravura e maestria artistica di queste composizioni, raggiunge vette altissime che le fanno considerare con merito come una vera e propria forma d’arte, oltre che di devozione e fede popolare. Anche gli artigiani-artisti di Roccascalegna non sono da meno ed a spiegarci i segreti che ci sono dietro la realizzazione di queste composizioni è Riccardo Scaglia.
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«Le Infiorate rappresentano per lo più temi, immagini e personaggi sacri come Vergini, Santi, Martiri e Sacramenti, che possono ripetersi o cambiare nelle varie annate in cui vengono realizzate. I disegni e le figure che fanno da scheletro ai vari quadri sono abilmente realizzati a terra e poi riempiti con petali colorati (spesso però difficili da reperire) e con trucioli e pezzetti di vari pigmenti e materiali. E’ da più di un mese – ci confida Riccardo – che siamo partiti con le varie fasi preliminari, necessarie per una precisa e puntuale realizzazione delle opere. La composizione prenderà corpo già ai piedi del sagrato della chiesa dedicata ai SS. Cosma e Damiano, per poi snodarsi come un arcobaleno di tinte e profumi lungo le strade e i vicoli del nostro centro storico».
L’Infiorata è una tradizione dalla forte connotazione sacra e religiosa e, proprio su questo aspetto, Scaglia ci confida un piccolo particolare: «Il primo a poter calpestare i petali dell’Infiorata è il parroco della chiesa madre che la sera del Corpus Domini, conclusa la messa, esce in processione mostrando il Santissimo Sacramento, sotto gli occhi festanti ed attenti dei cittadini e dei tanti curiosi che accorrono in paese in quell’occasione». Ma l’Infiorata non è solo tradizione e devozione ma anche una manifestazione che ha saputo rinnovarsi e modernizzarsi senza però perdere la sua anima semplice, «Da qualche anno – ci confida ancora Riccardo – il nostro borgo e noi artigiani siamo parte di un grande gruppo legato all’associazione spagnola del “Camino De Santiago“, un grande circuito europeo che fa capo al celebre santuario della Galizia, grazie a cui ci scambiamo sia virtualmente che, quando possibile di persona, idee, progetti e consigli per rinnovare e rendere sempre più nuove ed interessanti le nostre composizioni».
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