«Vogliamo solo lavorare»: i dipendenti della Trigano scioperano contro il blocco della produzione

Nonostante le tante commesse e richieste l’azienda non può completare la produzione di camper e caravan (prodotti di cui è leader) perchè mancano i fondamentali componenti forniti dalla vicina Sevel: è questa il paradosso che da alcuni mesi sta vivendo la Trigano Van di Paglieta. Una situazione di grave incertezza e precarietà che coinvolge da vicino i tanti lavoratori dell’azienda che per difendere il proprio diritto al lavoro, oggi martedì 10 maggio, hanno deciso d’incrociare le braccia per lanciare un segnalo forte non solo al comparto produttivo della Val di Sangro ma anche agli amministratori chiamati a dare delle risposte rapide e concrete ad una crisi che inevitabilmente si ripercuote, non senza conseguenze, su tutto l’indotto del distretto industriale della Val di Sangro.

Il presidio dei lavoratori della Trigano Van di Paglieta

«Il nostro problema è in realtà molto semplice – afferma Andrea De Lutiis della Cgil – qui abbiamo due aziende che sono divise da una strada, Sevel e Trigano con la prima che sta fornendo meno furgoni di quelli che dovrebbe: questo chiaramente sta generando grosse difficoltà con i lavoratori che sono reduci da cinque settimane consecutive di cassa integrazione, con conseguente perdita di salario e che, nonostante siano rientrati soltanto da pochi giorni, rischiano un nuovo stop totale. Chiediamo che le istituzioni (erano presenti allo sciopero il presidente della Provincia di Chieti, Francesco Menna, il consigliere regionale Silvio Paolucci ed il segretario provinciale del Partito Democratico, Leo Marongiu, ndr)) ci aiutino ad avere una nuova disponibilità di mezzi sui cui lavorare all’interno della Trigano».

Una situazione delicata con la Sevel che attualmente sta favorendo clienti più facoltosi, come ad esempio Amazon e la Trigano che si trova letteralmente con le spalle al muro a causi di vecchi contratti commerciali che non prevedono nè penali nè richieste di rimborsi per le mancate forniture. Dei 409 lavoratori almeno 140 hanno contratti a tempo determinato in scadenza tra giugno ed agosto che rischiano così di non venire rinnovati. Una prospettiva tutt’altro che serena che i lavoratori, presenti questa mattina nel presidio organizzato, non accettano «Siamo letteralmente disperati – afferma Giovanni Di Martino – e questo caos ci sta portando allo stremo con gravi ripercussioni su tante famiglie già provate dalla cassa integrazione e che non riescono a far fronte alle tante spese, come mutui, bollette ed affitti. Non ci aspettavamo questa crisi – afferma ancora Di Martino – perchè la nostra era una realtà in salute ed in grande crescita: i lavoratori e le lavoratrici qui presenti non chiedono tanto, ma semplicemente di poter svolgere il proprio lavoro».

Andre De Lutis della Cgil e Giovanni Di Martino

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