Dopo la pandemia, la guerra in Ucraina: la produzione industriale tra ripresa e nuove difficoltà

Dopo la pandemia con i suoi strascichi ancora evidenti, il conflitto in Ucraina. Le incertezze che attanagliano la produzione industriale non risparmiano questa parte d’Abruzzo. Oltre alle fabbriche storiche (Sevel, Pilkington, Denso), ad accusare le conseguenze della guerra, in un momento in cui si iniziava ad avvertire la ripresa post-Covid, sono anche le aziende più piccole per ragioni diverse.

Come ormai risaputo, il settore più in difficoltà è quello dell’auto per motivi combinati che sembrano accanirsi contro la produzione caratterizzante del territorio. Già prima della pandemia, il mercato era in crisi per l’incognita della transizione verso l’auto elettrica. Il Covid non ha fatto che peggiorare la situazione. Sempre legata alla fase più acuta della pandemia è poi arrivata la crisi delle materie prime e dei semiconduttori che sta colpendo in particolar modo la Sevel di Atessa e le aziende a essa collegate. È il caso della Trigano Van di Paglieta che produce autocaravan di alta fascia e che, secondo le previsioni, riuscirà a consegnare il 50% degli ordini nell’anno fiscale in corso a causa delle continue fermate della Sevel. Tra le più colpite dalle difficoltà del colosso del gruppo Stellantis c’è anche la Prima Eastern di Torino di Sangro (160 dipendenti): anche qui il paradosso è una domanda che supera ampiamente le attuali capacità produttive. In entrambe le fabbriche si ricorrerà ancora alla cassa integrazione.

La Pilkington

Il 2022 sarà ancora un difficile anno di transizione per le sansalvesi Pilkington e Denso ancora alle prese con gli esuberi. Per entrambe le fabbriche i rispettivi sindacati hanno firmato i contratti di espansione che prevedono uno scivolo pensionistico per chi decide di andare via volontariamente e un’assunzione per ogni tre uscite. Alla Pilkington (quest’anno si festeggia il 60° anniversario dell’apertura della Siv) sono 180 le uscite previste, 60 gli ingressi. Continuerà inoltre il ricorso alla cassa integrazione per ammortizzare il calo di ordinativi su cui influisce anche il conflitto: la produzione di diverse case auto europee è ai minimi storici per assenza di componenti di cui si rifornivano in Ucraina. Resta inoltre aperto il gravoso tema dei costi alle stelle dell’energia a causa dell’ingente quantità di metano usato per la produzione del vetro.
Alla Denso da domani 2 maggio partirà un anno di cassa integrazione guadagni ordinaria. L’accordo firmato l’11 aprile prevede almeno una settimana di lavoro al mese per ogni operaio (la rotazione era stata chiesta dai sindacati per evitare lavoratori a zero ore). Sono stati confermati gli investimenti e la direzione sta lavorando per portare a San Salvo produzioni da altri siti del gruppo (come ad esempio dal Sud America). Resta ancora da capire, però, il ruolo che lo stabilimento avrà nello scacchiere globale dell’auto elettrica. Qui, in virtù dei contratti di espansione, sono previste 80 uscite e 27 assunzioni.

Segnali di ripresa ci sono anche alla Granito Forte di Fresagrandinaria (che produce mattonelle) dopo un periodo di cassa integrazione (che comunque continuerà per qualche altra settimana). Qui lo stallo si è avuto a causa della difficoltà di reperire l’argilla necessaria dall’Ucraina. Grazie anche alle ricadute positive del bonus 110%, si intravedono segnali positivi e sono in corso i colloqui per un nuovo accordo per un premio di partecipazione.

La Canali di Gissi

Altra azienda che sta tornando a pieno ritmo è la Canali di Gissi che produce giacche di alta moda occupando un centinaio di dipendenti (in maggioranza donne). Da domani, si tornerà alla turnazione normale. Qui il rallentamento, con relativa cassa integrazione, era dovuto al Covid e allo scaglionamento delle lavoratrici per evitare un numero eccessivo di persone nello stesso ambiente. Giovedì scorso, inoltre, c’è stato il primo incontro per il rinnovo della piattaforma del premio di partecipazione.

Il 2022 dovrà essere anche l’anno della piena ripresa alla Esplodenti Sabino. A fine 2021, a un anno dalla drammatica esplosione in cui sono morti Carlo Spinelli, Paolo Pepe e Nicola Colameo, la prefettura di Chieti ha riattivato la licenza per l’azienda che si occupa di demilitarizzazione di munizioni. Per tornare ai pieni ritmi mancano ancora alcune autorizzazioni ambientali per far ripartire, tra gli altri, il forno nelle cui vicinanze è avvenuto l’incidente.

Il centro Amazon di San Salvo

Infine, capitolo Amazon. Il 2022 segnerà anche l’apertura del grande centro logistico di San Salvo. Entro questo mese dovrebbero concludersi gli interventi edilizi, ad agosto sono previste le prime spedizioni, ma è probabile che ci sia un mese di ritardo sulla tabella di marcia (anche qui influisce la crisi dei semiconduttori). L’obiettivo è arrivare a mille posti a tempo indeterminato in tre anni. Da giugno entrerà in servizio il personale trasferito da altre sedi, nel frattempo i primi dipendenti reclutati sul posto stanno svolgendo la formazione nella sede di Rovigo.
Le aspettative occupazionali non si fermano però qui: l’apertura di Amazon potrebbe dare il via ad altri insediamenti che muterebbero il settore trainante del territorio, dopo 60 anni, dall’automotive alla logistica.

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