Ha un titolo che ricorda la fatidica domanda che quasi tutte, e tutti, ci siamo sentiti rivolgere almeno una volta nella vita, magari in occasione del pranzo di Natale in famiglia, “Ma tu ce l’hai il fidanzato?”, il libro scritto da Patrizia Falcone e Donato Corrado di “Quello che le donne non dicono”. Con ormai 2 milioni di follower, tra Facebook, Instagram, Youtube e TikTok, gli spaccati di vita quotidiana “al femminile”, raccontati con ironia e semplicità sul blog nato 6 anni fa, diventano ora le pagine di un libro.
«”Ma tu ce l’hai il fidanzato?” – spiega Patrizia – è un po’ la prosecuzione di quello che facciamo sul web, perché con i nostri video ci piace raccontare storie, inventare, immaginare. Con i video però, anche se ogni giorno cerchiamo di migliorare e di proporre contenuti nuovi, in realtà c’è sempre una sorta di limite; quindi, ad un certo punto, ci siamo detti: “Andiamo oltre, utilizziamo l’immaginazione”. E per farlo ci siamo dedicati totalmente alla scrittura, che in realtà è parte integrante anche della realizzazione dei video, che richiedono un lavoro molto lungo. Di solito passiamo giorni e giorni nella fase di scrittura di uno dei nostri episodi, per delineare i personaggi, le battute, il canovaccio da seguire; questo libro rappresenta una sorta di approfondimento di questa fase creativa». Un romanzo scritto a quattro mani da Patrizia, originaria di Vasto, e dal sansalvese Donato Corrado, regista e coautore di tutti i video dei format del canale. «”Ma tu ce l’hai il fidanzato?” racconta la storia di Pamela, una ragazza che da un paesino dell’Abruzzo arriva a Roma dopo aver finito l’università per andare a lavorare nello studio di una rinomata terapista, personaggio che incarna lo stereotipo del capo senza scrupoli e che sembra poco intenzionata ad aiutare la ragazza e a farla crescere professionalmente. In una Roma meravigliosa ma difficile, in cui si sente quasi “invisibile”, Pamela si rende conto che piano piano sta perdendo i rapporti con le amiche che sono rimaste al paese e con il suo ragazzo, anche lui ancora in Abruzzo, mentre nella nuova città non riesce quasi a trovare uno spazio. E proprio nel momento in cui tutto sembra andare storto, Pamela prende (letteralmente) un bel palo in faccia e cambia la sua vita». Nel libro, spiega Patrizia, «abbiamo raccontato ancora di donne, con una storia che non è autobiografica ma che trae ispirazione dal nostro vissuto, dai nostri ricordi, dalle nostre esperienze. Abbiamo voluto parlare un po’ di quello smarrimento post-università in cui pensi che sia arrivato il tuo momento ma ti accorgi che non è così. Le cose poi cambiano, però c’è quella fase di vuoto in cui ti senti perso, sensazione che abbiamo fatto sperimentare anche a Pamela».
Uno “smarrimento” che abbiamo provato un po’ tutti, compresa Patrizia che, parlando del libro e del progetto di “Quello che le donne non dicono”, afferma: «Sogno di fare teatro da quando sono piccola, da quando mia madre mi faceva interpretare le verdure a tavola durante i pranzi con i parenti. È una passione che ho portato avanti e che ho realizzato inizialmente a Vasto, con i corsi di teatro che ho seguito a scuola, è una cosa che mi interessa da sempre. Quando è arrivato il momento di scegliere l’università, mi sarebbe piaciuto frequentare l’Accademia di recitazione, ma non era possibile iscrivermi seguendo un altro corso di laurea, quindi ho scelto di fare giurisprudenza a Roma. Durante i cinque anni del percorso di studi è nato il progetto di “Quello che le donne non dicono”. La facoltà era molto interessante e lo è anche la professione, ma era chiaro che, a lungo termine, non era la carriera che mi interessava davvero, e che la scelta non mi avrebbe resa felice».
Un sogno a cui Patrizia ha iniziato a dare forma proprio grazie a “Quello che le donne non dicono”. Dalla “lotta” al body shaming ai messaggi di “body positivity”, passando per le situazioni che le donne vivono quotidianamente, sono tanti i contenuti realizzati sul web in «storie scritte e interpretate in chiave ironica ma che fanno parte della realtà di ciascuna di noi. Abbiamo sempre affrontato tematiche relative all’insicurezza, all’accettazione di sé, all’esigenza di abbattere stereotipi e pregiudizi. Ultimamente abbiamo cambiato un po’ il messaggio, passando dal far sentire gli altri rappresentati, all’analisi vera e propria della problematica: ci siamo resi conto che mostrarsi attraverso un video, o una foto, aiuta anche gli altri a fare lo stesso. Oggi tante ragazze mi scrivono: “Patrizia sono andata a comprare un top e stasera me lo metto anche se penso di avere un rotolino” e questa, in realtà, è la realizzazione più bella. Il problema alla base è sempre l’insicurezza e i social network, in cui si tende ad “abusare” dei filtri, di certo non aiutano chi non riesce ad amarsi. Il nostro è un messaggio rivolto in particolare alle ragazze, soprattutto alle più giovani che sono bombardate da queste immagini di perfezione divulgate sui social, ma anche alle più adulte che sono ancora insicure e che magari sono bloccate da questi paletti sociali che le portano a non sentirsi mai davvero libere».
Contenuti che invitano le donne a non “essere vittime” di stereotipi e immagini preconfezionate, ma ad accogliere e incoraggiare il cambiamento. «Viene da chiedersi perché ci vengono ancora imposti determinati canoni di bellezza che adesso sappiamo essere derivanti da un passato di patriarcato in cui la donna doveva essere sessualizzata in una determinata maniera. Oggi siamo liberi da tutto questo, o almeno ci avviciniamo alla libertà, iniziamo a renderci conto che il passato è da modificare e che è arrivato il momento di normalizzare tanti di questi temi. E alle volte, farlo in chiave ironica, può essere più efficace che analizzare il problema in maniera classica. Il nostro è un messaggio rivolto a tutti, ma prima di tutto alle donne perché dobbiamo essere noi le prime a renderci conto di questo cambiamento e a fare qualcosa affinché determinati tipi di stereotipi vengano abbattuti. Arrivare a comunicarlo al mondo maschile è il passo successivo, ma il cambiamento deve partire da noi stesse, da noi donne, dal nostro piccolo».
“Ma tu ce l’hai il fidanzato?”, edito da Vallardi, è disponibile nelle librerie e negli store online dal 14 aprile. Il tour di presentazione, iniziato domenica 17 aprile a Bellaria Igea Marina, ha fatto tappa mercoledì 27 aprile a Milano, città dove Patrizia vive e lavora, e proseguirà in estate. Tra le date in programma, ancora in attesa di conferma, un appuntamento a Roma e uno a Vasto.
SINOSSI – Mi chiamo Pamela, ma il mio nome non mi rappresenta. Se penso a una Pamela immagino una donna sensuale, dal seno voluminoso e un sex appeal da far accendere i lampioni. Io, di Pamela, ho solo la voluminosità. Sono una ragazza normale, finto-bionda e amante della cucina non-light, cresciuta in un paesino dell’Abruzzo. Non ho mai dato troppa importanza all’apparire ma penso che capire gli altri faccia davvero la differenza. Per questo ho studiato psicologia e sono andata a Roma, lasciando indietro persone, luoghi, ricordi, certa che avrei riempito la mia vita di mille altre cose. Invece è andato tutto storto. Finché, un giorno, non ho preso un palo in faccia… Date un superpotere a una ragazza fuori dagli schemi, audace e tenerissima, aggiungete un gatto che la sa lunga, un finanziere, un nerd, una psicologa diabolica e il fascino luccicante della Città Eterna e voilà, ecco a voi la ricetta perfetta per raccontare le ragazze e le donne di oggi: un meraviglioso mix di sensualità e insicurezze, auto-ironia e consapevolezza combattente. In una Roma dalla bellezza struggente Pamela pensa di trovare finalmente il suo posto nel mondo. Ha studiato sodo, si è laureata, ha lasciato la comfort zone del suo paese per trasferirsi a due passi da piazza Bologna riuscendo a farsi assumere come tirocinante in uno degli Studi più prestigiosi della città. Eppure, le cose non vanno come aveva immaginato. Roma è grande e indifferente, i suoi coinquilini la considerano un fantasma e il suo superiore, la diabolica dottoressa Frairoli, a fatica ricorda il suo nome e la tratta alla stregua di una receptionist. Persino il gatto non la sopporta. Sembra proprio che le cose non possano andare peggio quando Pamela, dopo l’ennesima giornata piovosa e congestionata, un tacco rotto e un calzino fradicio, va a sbattere contro un palo. Un imprevisto che finirà per cambiarle la vita, facendole assaporare tutto quello che ha sempre desiderato… successo, popolarità, riconoscimento. Ma erano le sue aspettative a guidarla, o quelle degli altri? “Ma tu ce l’hai il fidanzato?” è il romanzo manifesto delle donne di oggi: esasperate dalle proprie aspettative e tormentate da quelle degli altri, a volte insicure ma sempre pronte a sguainare combattività e un empowerment ruggente per abbattere ingiustizie e cliché.