Crisi del settore auto, una settimana di fermata alla Pilkington

Sarà ferma per tutta la prossima settimana la produzione allo stabilimento Nsg-Pilkington di San Salvo. Sarà fermo anche lo stabilimento Bravo, dove si producono i parabrezza. Alla già nota crisi del settore auto, con le conseguenti ripercussioni su tutto l’indotto, si sono aggiunte nelle ultime settimane le problematiche legate alla guerra in Ucraina. Molte case automobilistiche tedesche, per cui lo stabilimento sansalvese produce i vetri, si riforniscono di semilavorati plastici prodotti in aziende ucraine. Quindi, lo stop alla produzione dovuto al conflitto, ha interrotto la fornitura, rallentando così le attività. Si fa sempre sentire la mancanza di semiconduttori, che si trascina ormai da diversi mesi.

E poi ci sono le questioni legati all’impennata dei costi dell’energia. A Piane Sant’Angelo, dove i consumi sono notevoli, la bolletta è più che raddoppiata, rendendo molto complicata la gestione. Ma, anche nel periodo di fermata, il float continuerà a restare acceso, generando consumi. Si fanno sentire anche i costi del carburante, visto che il trasporto su gomma incide in maniera importante sull’attività dell’azienda vetraria.

Assovetro, di cui è presidente Graziano Marcovecchio, ha avviato un’interlocuzione con il governo per chiedere ristori che possano sostenere gli aumenti dei costi dell’energia per le aziende. Ma, trattandosi di un tema che interessa tutti i settori produttivi del Paese, è solo con un intervento a livello europeo per poter affrontare in maniera efficace la questione.

Lo stop per una settimana della produzione a San Salvo è stato accolto con preoccupazione dai rappresentanti sindacali impegnati, ormai da tempo, nel dialogo con la direzione aziendale per far fronte alla crisi. «La mia preoccupazione è molto più forte poiché, ad oggi, non si vedono prospettive positive neanche a lungo termine – commenta Emilio Di Cola della Filctem-Cgil-. Purtroppo alla già conclamata crisi economica del settore automotive, si è prima aggiunta la pandemia, poi la mancanza di materie prime e dei semiconduttori ed infine questo conflitto che comunque destabilizza i mercati europei».

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