Contratti di espansione e solidarietà per salvare la Pilkington

Contratti di espansione e di solidarietà per salvare la Pilkington. Giornata intensa quella di ieri per il colosso del vetro alla ricerca di soluzioni per arginare la crisi. La mattinata è stata riservata all’incontro in modalità telematica con il ministero del Lavoro. Sul tavolo – al quale hanno partecipato dirigenza, sindacati, Regione e Assovetro – la gestione degli esuberi che, secondo le dichiarazioni del management presieduto da Graziano Marcovecchio, ammontano al 20% della forza lavoro di ogni stabilimento. In Italia la Pilkington è presente a San Salvo, Melfi, Porto Marghera e Settimo Torinese, quelli abruzzesi sono i più grandi: tra sede centrale e fabbriche satellite (Primo e Bravo) nella zona industriale sansalvese lavorano circa 2500 persone

Lo stabilimento centrale della Pilkington di San Salvo

Il primo passo per non tagliare drasticamente i livelli occupazionali sarà quindi l’adesione ai contratti di espansione così come per la vicina Denso. L’accordo di massima, già firmato, prevede 180 uscite e 60 ingressi (la legge prevede che per ogni tre uscite, dipendenti con meno di 5 anni alla pensione che potranno usufruire di uno “scivolo”, ci sia almeno un’assunzione a tempo indeterminato). Ieri mattina, mancava ancora la circolare attuativa dell’Inps, ma la strada è ormai tracciata. 

i contratti di espansione – così come evidenziato già dai freddi numeri – non potranno coprire tutti gli esuberi

Qualche ora più tardi, nel pomeriggio, i sindacati e l’azienda sono tornati a incontrasi. I timori già circolati nelle passate settimane è stato confermato: i contratti di espansione – così come evidenziato già dai freddi numeri – non potranno coprire tutti gli esuberi e l’intenzione è non cercare di prolungare la cassa integrazione in scadenza alla fine di questa settimana. La Pilkington, per questo motivo, ha espresso l’intenzione di tentare nuovamente la strada dei contratti di solidarietà. L’ammortizzatore sociale ha rappresentato l’ancora di salvezza nella tempesta del 2012 al motto di “lavorare meno, lavorare tutti”. Da quanto emerso, il taglio riguarderà il 30% delle ore lavorate con conseguente riduzione in busta paga: nuovi sacrifici per i dipendenti per evitare il licenziamento. Nelle prossime settimane si limeranno i dettagli degli accordi.

La fabbrica che produce vetri per auto cercherà così di contrastare la serie di difficoltà legate non solo a pandemia e mercato stagnante. Il costo dell’energia salito alle stelle è, ad esempio, l’ultima circostanza negativa: sette milioni di euro in più al mese per il gas usato nel processo lavorativo del vetro. «È un primo passo in avanti – commenta Emilio Di Cola (Filctem Cgil) – perché non si licenzierà nessuno». 

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