Carta, genio e lancianesità: alla scoperta del mondo di Ernesto Carbonetti

«Non credevo che l’Uomo Ragno sarebbe diventato l’icona mondiale che oggi è. Io speravo solo vendesse così da potermi tenere il lavoro». È con queste parole che Stan Lee, leggenda del fumetto e presidente della Marvel, parlava di quella che forse è la sua creazione più celebre. E se personaggi come L’Uomo Ragno, Hulk o Daredevil sono poi approdati sui grandi schermi e consegnati definitivamente al mito è merito di veri propri geni visionari che come Lee ne hanno ritratto visi, corpi, fattezze ed avventure sulle pagine di comic book o, come si identificano ora con maggiore precisione, graphic novel. Anche Lanciano, città che con l’arte e l’estro ha da sempre un certo feeling, può vantare di avere un suo “figlio” nel panorama italiano ed internazionale dedicato a questo particolare e sempre attuale settore dell’editoria. Stiamo parlando dell’illustratore e disegnatore Ernesto Carbonetti che a Chiaro Quotidiano ha raccontato la sua storia, tra passato, presente e futuro.

Per rompere il ghiaccio è inevitabile chiedergli com’è nata questa passione per il disegno e l’illustrazione. «Ho avuto – afferma Carbonetti – grandi esempi in famiglia: mio padre, prima di diventare preside, dipingeva e disegnava benissimo, mio zio suo fratello, emigrato in Argentina, era grafico ed illustratore. Forse qualche gene è passato di generazione in generazione e infatti da piccolo riempivo fogli e fogli di disegni su cavalli, cowboy e robot giapponesi, scarabocchi persi poi nei vari traslochi di casa… un vero peccato. Poi, durante il breve percorso universitario di architettura mi sono appassionato ai vari Dylan Dog e Nathan Never, nonché Alan Ford ed i supereroi americani».

Da passione e professione il passo può essere solo all’apparenza scontato, ma per Carbonetti, questo step è avvenuto in maniera naturale. «Ho capito che questa era l’unica attività che mi faceva stare bene per davvero e che tutto il resto, musica a parte, non mi interessava. Così ho cominciato a studiare da solo e a fare prove per entrare nello staff di varie case editrici, finché si presentò l’occasione per frequentare l’Accademia Disney, da cui, purtroppo, non ho ricavato alcun ingaggio: forse ero troppo testardo o semplicemente troppo giovane». Oggi Carbonetti è un professionista affermato con uno stile grafico molto particolare e riconoscibile e con delle precise fonti d’ispirazione: «diciamo che ho studiato su vari disegnatori, e personalmente tra i migliori ritengo ci siano Claudio Villa, Claudio Castellini, Magnus, Alex Ross, ed io cerco di imitarli senza copiarli. Poi – afferma ancora -per me è stato determinante l’incontro con Paolo Baron, mio amico e sodale, con cui ho realizzato progetti originali in cui ho avuto l’opportunità di sperimentare cose più o meno riuscite, prendendo finalmente una mia strada personale sempre in evoluzione».

Un sodalizio artistico ed umano quello con Paolo Baron, nato quasi per caso. «Ci sentimmo grazie ad un’amica comune di Lanciano trasferitasi a Roma e c’incontrammo in Abruzzo per un pranzo a base di ricette tipiche, durante il quale mi parlò del suo progetto “Suburbans”, che ormai si perde nella notte dei tempi. A parte la simpatia personale, mi colpì il suo modo di raccontare e di inventare situazioni originali. Una grande unione d’intenti che ci ha portati in America e in giro peri il mondo con progetti come “Chiedi a John”, “”im is alive” e “Il re scugnizzo”… a quanto pare (ride, ndr) il buon Paolo ha ancora tanto da dire».

Nelle sue creazioni e graphic novel Ernesto Carbonetti ha raccontato personaggi come Dante, Jim Morrison, i Beatles, Maradona, ma tra le tante leggende sono proprio quest’ultime due quelle a cui è più legato. «I Fab Four e Maradona hanno un posto particolare nel mio cuore: i quattro di Liverpool perché hanno rappresentato il mio primo grande successo con un disegno sperimentale ben accolto dal pubblico, il secondo perché adoro disegnare Napoli e tutto quello che è successo in quegli anni folli. A livello sperimentale potrei dire la stessa cosa per Dante e la Divina Commedia e ringrazio Arturo Bernava di Chiaredizioni che in questa opera mi ha dato tutto lo spazio che volevo».

Ma Ernesto Carbonetti da frentano doc non ha mancato di raccontare la sua terra e nel 2016 ha creato la graphic novel “Ottobre 1943” che narra la vicenda dei martiri lancianesi. «Ho sempre adorato la vicenda di Trentino la Barba, per il mistero che avvolge la sua vicenda personale e, non nascondo, un certo rispetto per la sua persona. Inoltre il periodo storico in cui si svolge la vicenda è ricco di spunti per un fumetto ispirato perchè mi piacciono quelle atmosfere retrò, anni ’40. Il fumetto è stato purtroppo realizzato a metà, ma credo che riuscirò a farne una versione completa, rivista e corretta con un noto editore lancianese, interessato alla cosa».

Concludiamo l’intervista chiedendo all’illustratore quali sono i suoi impegni attuali ed i progetti futuri. «Un “noto editore lancianese”, che svelo essere Carabba, mi ha commissionato una storia sul ciclista Fantini di Fossacesia, stella dello sport abruzzese, italiano, europeo, di cui oggi si parla poco, ma che fu un grande. Credo che la cosa vedrà la luce in contemporanea col Giro d’Italia. Ora sono al lavoro su un fumetto ambientato in Francia per la Greenmoon Comics, chiamato “Marcel” ed è in uscita un progetto personale sulla morte di Edgar Allan Poe (Poe and the Devil), edito dalla Weird Comics. Ci sono inoltre, come dicevo, altre idee da sviluppare con Baron che vedranno la luce sicuramente in Italia, ma di cui posso dire ancora poco. Nella mia mente ho mille progetti – dice infine -, ma per concludere vorrei citare alcune pubblicazioni autoprodotte per l’associazione culturale Cafèart, ossia i quattro volumi di “Canto Malinconico” in cui si narrano vicende cittadine e non, ancora in via di sviluppo».

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