A tu per tu con Alessandra Di Labio, nell’unità di missione del Pnrr

È partita dagli ultimi, per arrivare a lavorare tra quelli che sono considerati i primi, e anche se il suo sogno è tornare a lavorare proprio da dove ha iniziato, ora si gode il viaggio, vista piazza Venezia, a Roma.

Alessandra Di Labio, 26 anni, laureata in sociologia e criminologia all’università di Chieti, da novembre scorso è tra i giovani assunti dal ministero della Giustizia per occuparsi della gestione del Pnrr in seno allo stesso Ministero. «Mi sono ritrovata a colloquiare con il gabinetto del ministro ed a lavorare nell’unità di missione per l’attuazione del Pnrr – ci dice Alessandra -. All’inizio pensavo che sarei finita proprio negli uffici di amministrazione centrale e invece inaspettatamente da novembre il Piano nazionale ripresa e resilienza è il mio pane quotidiano». Un ruolo di responsabilità e per cui si lavora sodo, confrontandosi ogni giorno con nuove sfide e ambiti tematici sempre più stimolanti soprattutto per una ragazza di 26 anni.

Alessandra Di Labio il giorno della firma del contratto

«Sono tre le linee di intervento su cui si muove il ministero della Giustizia per il Pnrr – spiega -: riforma della giustizia, intesa come digitalizzazione e insolvenza), capitale umano ed edilizia. E per raggiungere questi obiettivi i ritmi sono serratissimi, così come anche i controlli anti corruzione e quelli che arrivano direttamente dall’Unione Europea. Insomma, è un continuo corri corri e mettersi in gioco». Un’esperienza personale ed umana «impressionante», come dice la stessa Alessandra che, fino ad un anno fa, si trovava a lavorare con i detenuti del carcere di Lanciano e oggi, a pochi mesi di distanza, si trova faccia a faccia con il ministro Nordio per lo scambio di auguri natalizi.

«Quando dopo una giornata di lavoro la sera guardo il tg, sono orgogliosa di sapere che dietro tante notizie, c’è un po’ del mio lavoro e impegno quotidiano, però lo ammetto – confida a Chiaro Quotidiano -, lavorare con le persone, tra gli ultimi, mi manca, perché mi manca il contatto umano ed il poter rendermi utile con i più fragili». Ed è lì che vorrebbe tornare una volta finita questa esperienza, a misurarsi con la vita nei penitenziari e provare a fare ciò finora era stata prima un’esperienza da volontaria e per poco lavorativa: rieducare chi è dietro le sbarre e provvedere a garantire l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti di pena. 

«Quello che sto facendo oggi è la grande occasione della mia vita perché mi sta portando a confrontarmi con un mondo che non conoscevo ed intorno a cui oggi ruota un po’ tutta la pianificazione delle amministrazioni – conclude Alessandra -. E spero possa essere un bel biglietto da visita per il mio futuro lavorativo. Io l’impegno ce lo sto mettendo tutto».

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