Nel 2023 ricorrerà il trecentesimo anniversario del Toson d’Oro. Cifra tonda per la storica cerimonia che viene rievocata ogni estate a Vasto.
Secondo l’architetto Francescopaolo D’Adamo, ex assessore comunale alla Cultura, «intorno al Toson d’Oro potrebbero nascere tantissime iniziative, culturali, turistiche, commerciali, eccetera. Si potrebbero organizzare molti appuntamenti, dai concerti ai dibattiti, ma servono volontà e soldi. Visto che la Regione ha distribuito fondi a pioggia alle associazioni, anche l’organizzazione del Toson d’Oro avrebbe potuto usufruire di quelli. Inoltre, il musicista Michele Cinquina avrebbe ritrovato spartiti musicali dell’epoca, che calzerebbero a pennello con questo evento. Magari si potrebbe recuperare anche un certo “orgoglio” cittadino ma nessuno interpreta questo evento nella maniera “completa”. L’Aquila, Lanciano, Sulmona credono alle loro iniziative e queste attraggono e crescono. A Vasto invece…».
A distanza di tre secoli, il Toson d’Oro deve essere «non solo rievocazione storica, ma organizzazione di qualcosa di globale che dia l’idea di quello che accadde all’epoca: fu un evento di portata internazionale che coinvolse non solo l’Italia, ma anche l’Austria e la Spagna. Così si potrebbero favorire gemellaggi con le città coinvolte: Roma, Napoli, Vienna, eccetera. Al di là delle polemiche, insieme al professor Murolo stiamo ragionando sulla possibilità di organizzare un appuntamento culturale attraverso cui si possa capire che il Toson d’Oro non è battere le mani all’attore di turno. Partirei da tutto ciò che di esoterico c’è nel Toson d’Oro. Gabriele Rossetti studiò il significato esoterico della Divina Commedia seguendo un percorso parallelo a quello del Toson d’Oro. In questo senso – spiega D’Adamo – la rievocazione storica di Vasto e il poema dantesco sono due rette che si incontrano all’infinito».
La rievocazione – Questo è l’anno della 35ª edizione del corteo storico, che si conclude cerimonia della collazione sul balcone dello storico palazzo nobiliare, dove si ripete il rituale dell’investitura appoggiando la parte piatta della spada tre volte sulle spalle del principe romano Fabrizio Colonna. Rito affidato dall’imperatore Carlo VI al marchese Cesare Michelangelo d’Avalos, che preleva da un cuscino rosso porpora il collare d’oro e lo mette al collo del principe Colonna decretandone l’ingresso ufficiale nell’ordine cavalleresco del Toson d’Oro. Così fu nel 1723.