Ci sarà anche un lancianese come ospite al Fla, “Festival di Libri e Altre cose” che per il ventesimo anno si terrà a Pescara dal 10 al 13 novembre prossimi: il professore e storico Gianni Orecchioni è atteso nella città adriatica venerdì 11 quando dalle 18 nella Sala Video del Museo delle Genti d’Abruzzo presenterà, insieme alla giornalista Maria Rosaria La Morgia il suo libro dal titolo “Dietro il Sipario Maria Eisenstein e l’invenzione del diario” edito dalla casa editrice Carabba. «Questo volume – afferma Orecchioni a Chiaro Quotidiano – è frutto di un lavoro di ricerca durato dieci anni, che s’inserisce nel contesto storico dei campi di concentramento fascisti allestiti dal Ministero dell’Interno all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia di Mussolini fino all’armistizio del settembre 1943. Protagonista è l’ebrea polacca Maria Eisenstein che con il numero sei venne internata per sei mesi, dal luglio al dicembre 1940, nel campo di concentramento di Villa Sorge a Lanciano insieme ad altre settantacinque persone tra donne e bambini. Quello che all’apparenza è il diario di una internata – afferma Orecchioni – è in realtà un qualcosa di molto complesso che va compreso in forma teatrale e drammaturgica, un testo sorprendente ricco anche d’ironia e satira tipiche della cultura yiddish ebraica che porta a sdrammatizzare anche situazioni molto serie e difficili come appunto sono le vicende legate alla Shoah».
Maria Luisa Moldauer ebrea polacca sposata in Eisenstein, era una donna di grande intelligenza e cultura: appassionata di arte, letteratura e teatro studiò a Firenze dove conseguì la laurea e successivamente si trasferì prima a Roma e poi negli Stati Uniti dove se ne persero le tracce. «Questo – sottolinea Orecchioni – vuole essere più che un libro, un inno alla libertà e contro ogni forma di oppressione: la storia della “internata numero 6” è stata riscoperta dopo un lungo lavoro di disvelamento che non è stato solo storiografico ma anche e soprattutto semantico con una costruzione narrativa elaborata e ricomposta dopo la prigionia, e con un piano di scrittura che sotto le spoglie del diario, si rivela in realtà come opera letteraria di tradizione teatrale che poggia sul “topos” del manoscritto ritrovato». Un lavoro quello del professore lancianese che dal 2020, anno della sua pubblicazione, ha fin da subito ricevuto l’attenzione e l’interesse della critica che oggi lo considera un testo fondamentale che come l’opera di Primo Levi andrebbe proposto nelle scuole, perchè aiuta anche i più giovani a ricostruire i fatti e le vicende storiche di quel triste periodo storico. Gianni Orecchioni già nel 2006 si era interessato a questa vicenda pubblicando il volume “I sassi e le ombre: Storie di internamento e di confino nell’Italia fascista. Lanciano 1940-1943” el quale aveva cercato di fare una prima ricostruzione della storia del campo di concentramento fascista di Lanciano e della vita delle sue internate interessandosi, anzitutto, all’opera pubblicata di Maria Eisenstein.
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