Sviluppo sostenibile, province abruzzesi tra il 60° e il 70° posto: lo studio del prof. D’Adamo per La Sapienza

Luci e ombre. L’Abruzzo e le sue province sono ancora in mezzo al guado dello sviluppo sostenibile. Come al solito, primi del Sud, ma non ancora in grado di competere col Centro Italia. Lo rivela lo studio condotto dal professor Idiano D’Adamo, docente di ingegneria gestionale all’università La Sapienza di Roma, insieme ai suoi colleghi Massimo Gastaldi e Antonio Felice Uricchio.

A multiple criteria analysis approach for assessing regional and territorial progress toward achieving the Sustainable Development Goals in Italy” è il titolo rapporto pubblicato sulla rivista scientifica Decision Analytics Journal https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2772662225000153.

«Dall’analisi dei dati, emergono – spiega D’Adamo – Trentino-Alto Adige, Lombardia e Valle d’Aosta, mentre a livello territoriale Milano, Bologna e Trieste. A livello regionale emergono Toscana ed Abruzzo tra le regioni del Centro e del Sud, rispettivamente. A livello territoriale Cagliari è la prima del sud seguita da L’Aquila e Pescara. Tuttavia tanto a livello regionale quanto territoriale l’Abruzzo e i suoi territori sono sotto la media nazionale».

Idiano D’Adamo

Abruzzo 13^ delle 20 regioni, al primo posto nel Meridione, e anche le province, che pure emergono nel Sud Italia, nella classifica generale si piazzano tra il 60° e il 70° posto sui 107 territori amministrativi in cui è suddivisa la penisola. Nell’Italia meridionale, «dopo Cagliari, i due territori con le migliori prestazioni nel sud Italia sono stati L’Aquila (60°) e Pescara (61°). In questa classifica, Bari segue al quarto posto, davanti a Chieti (68°) e Teramo (70°)».

Sessantuno i parametri su cui si basa la ricerca: sono gli indicatori Bes (benessere equo sostenibile), individuati dall’Istat, che raccoglie i dati rivelatori del progresso economico, sociale e ambientale.

 «Gli indicatori in cui l’Abruzzo ha superato la media nazionale sono stati: aree protette; passaggio all’università; percentuale di individui di età compresa tra 25 e 64 anni con almeno un diploma; bassa mortalità dovuta a incidenti stradali tra gli individui di età compresa tra 15 e 34 anni; e partecipazione dei bambini di età compresa tra 4 e 5 anni al sistema scolastico. Al contrario, gli indicatori che hanno avuto un impatto negativo sulle prestazioni dell’Abruzzo rispetto alla media nazionale sono stati: l’indice di caldo; la perdita d’acqua dalla rete comunale; il tasso di incidenti mortali e di casi di invalidità permanente; la percentuale di amministratrici comunali donne; l’emigrazione ospedaliera verso altre regioni». In provincia di Chieti il campanello d’allarme suona anche per l’elevato numero di incidenti mortali e il basso tasso di partecipazione alla formazione continua.

In questo documento corredato da grafici, il professor D’Adamo ha sintetizzato per Chiaro Quotidiano i risultati della ricerca:

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