«È competenza dello Stato». Con questa motivazione, ieri, la maggioranza di centrodestra ha bocciato in consiglio regionale la legge sul fine vita per la quale erano state raccolte oltre 8mila firme grazie all’impegno dell’associazione Luca Coscioni. A spiegare le ragioni del “no” è stato il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri che ha sottolineato che il voto «non può essere che contrario perché la legge è inevitabilmente inapplicabile in quanto competenza dello Stato. Questo non vuol dire che non ci si ritrovi nella convinzione che questa norma non è più rinviabile».

L’infelice fine della legge che aveva registrato una forte adesione popolare ha inevitabilmente innescato polemiche e prese di posizione, in primis dall’associazione Luca Coscioni che si era fatta promotrice della raccolta firme in tutta Italia. «Il consiglio regionale d’Abruzzo si è dichiarato incompetente a normare ciò che il servizio sanitario regionale già è obbligato a fare: dare risposta a chi chiede di essere aiutato a morire – scrive in una nota l’associazione – La decisione presa dalla maggioranza è un atto di irresponsabilità nei confronti delle persone malate e dei medici, privati di ogni garanzia sui tempi e sulle modalità per chiedere e ottenere l’aiuto alla morte volontaria. La competenza regionale è stata correttamente applicata dalla Regione Toscana, la cui norma è perfettamente operativa, pur essendo stata impugnata dal Governo».

«La questione continuerà a gravare anche sul servizio sanitario abruzzese che ha comunque il dovere di rispettare la sentenza “Cappato-Dj Fabo” della Corte costituzionale intervenendo “prontamente” come stabilito dalla stessa Corte nel 2024. Un “dovere” dimostrato anche dalle numerose condanne subite dalle Asl che si sono rifiutate di farlo. L’assenza di scadenze definite per legge determina lunghi tempi di attesa, come i due anni attesi da Federico Carboni e Laura Santi. Come Associazione Luca Coscioni continueremo ad aiutare le persone che lo chiederanno a far valere i loro diritti, a denunciare nei tribunali i ritardi nelle risposte del Servizio sanitario e ad aiutare anche materialmente chi ne ha diritto a ottenere l’autosomministrazione del farmaco per il “suicidio assistito” anche in Abruzzo. Ringraziamo le 8.119 persone che hanno reso possibile, con la loro firma, il dibattito sulla legge regionale “Liberi Subito” e tutte le Consigliere e Consiglieri regionali che non hanno nascosto la testa sotto la sabbia e che erano pronti a esprimersi nel merito».

Reazioni anche nelle file delle opposizioni. Il Movimento 5 Stelle parla di «Un’occasione persa, 8.119 firme strappate per puro pregiudizio ideologico». «Il consiglio regionale si è rifiutato di ascoltare le richieste di migliaia di persone che hanno sottoscritto, con ben 8.119 firme, la legge di iniziativa popolare sul fine vita – le parole di Luciano D’Amico a capo di Patto per l’Abruzzo – che con i gruppi di PD, Abruzzo Insieme, M5S, AVS, Azione e Riformisti, compone la coalizione di opposizione del Patto per l’Abruzzo. In Italia, ai sensi della legge 219/17, un malato può scegliere il rifiuto delle terapie o l’interruzione della sedazione profonda, oppure, ricorrendo le condizioni previste dalla sentenza 242/19, accedere all’aiuto alla morte volontaria. Abbiamo lavorato all’interno delle commissioni competenti affinché in Abruzzo, così come in Toscana, si legiferasse per stabilire un protocollo chiaro per la gestione delle richieste di fine vita come previsto dalla legge nazionale e dalla corte Costituzionale».
