Destra e sinistra, l’eterno ritorno. I movimenti verso le elezioni 2027

In un ciclico gioco a incastri, a due anni dalle elezioni comunali di Vasto, i tasselli della politica locale paiono destinati ricollocarsi più o meno nelle stesse posizioni del 2021. Ineluttabilmente. Quasi come fossero calamitati dalla monotonia di un ordine abitudinario tipico delle cose vastesi.

Il centrodestra «non autosufficiente»

Il centrodestra ha perso nettamente le elezioni comunali tre anni e mezzo fa. E, prima ancora, quelle del 2006 e del 2011. L’unica partita aperta fu nel 2016, al termine del decennio lapenniano, quando l’opposizione si presentò unita dopo le primarie vinte da Desiati. Fu competitivo, ma uscì sconfitto di 121 voti. Anche in quel caso si ipotizzarono tradimenti, peraltro mai concretamente dimostrati, nelle urne del ballottaggio. Del resto, il rischio che la divisione del fronte conservatore diventi cronica è emerso chiaramente sabato scorso dal congresso cittadino di FdI che ha confermato coordinatore Piernicola Carlesi.

Piernicola Carlesi (FdI)

Nel clima di ottimismo della kermesse della fiamma tricolore, a zavorrare la mongolfiera, caricandola di un’inevitabile dose di realismo, è stato Vincenzo Suriani, secondo cui «c’è una parte del centrodestra che fa la politica dei due forni». Il dialogo Menna-Tagliente su variante alla statale 16, sanità e Civeta ha, per non pochi elettori e attivisti, l’amaro sapore del dèjà vu. Per ora, solo una collaborazione su singoli temi. Per molti, i prodromi della possibile replica di uno schema collaudato: un pezzo di centrodestra forma e confluisce in una coalizione di liste civiche in concorrenza non solo col centrosinistra, ma anche col centrodestra ufficiale. Con due candidati sindaci differenti. Così è stato, per l’appunto, tre volte su quattro elezioni nel giro di vent’anni: andando a ritroso, nel 2021 (da una parte FdI, Lega e Forza Italia a sostegno di Guido Giangiacomo, mentre la lista civica Per Vasto con Alessandra Notaro e la sua coalizione), nel 2011 (centrodestra ufficiale con Mario Della Porta, movimenti civici con Massimo Desiati) e, prima ancora, nel 2006. La tornata elettorale in cui, dopo i complessivi 13 anni delle amministrazioni Tagliente, Bolognese e Pietrocola, la città scelse di andare a sinistra e Lapenna vinse al ballottaggio dopo l’accordo con Giuseppe Forte. Il competitor al secondo turno fu Tagliente, in una destra disgregata e in concorrenza con l’altro candidato, Guido Giangiacomo.

Ammettendo che «ho l’impressione che la somma dei partiti del centrodestra non sia sufficiente per vincere», il senatore Etelwardo Sigismondi ha messo in guardia rappresentanti e attivisti dal considerare in discesa la strada di avvicinamento al voto: «Per essere autosufficienti, dobbiamo allargare la nostra platea», quindi «affiancare ai partiti comitati civici di persone che magari non si candideranno, ma che hanno idee». Perché negli ultimi vent’anni è stata la sinistra a pescare a destra: i passaggi da un fronte all’altro di Sputore, Marcello e d’Elisa sono stati i più evidenti, ma non gli unici.

La battaglia di successione nel centrosinistra

Sulla sponda dell’attuale maggioranza non si prospetta per nulla facile arrivare a definire il nome dell’aspirante allo scranno più importante del municipio. I primi fuochi di un confronto complicato si sono innescati a gennaio, nel congresso del Pd da cui sono emerse richieste di rinnovamento dall’interno del partito e dalle altre forze politiche dell’alleanza che amministra Vasto per il diciannovesimo anno consecutivo. L’unico dato certo è che Francesco Menna non potrà ricandidarsi, visto il limite dei due mandati per i sindaci dei comuni con più di 15mila abitanti. Il successore, con buona dose di probabilità, emergerà dall’attuale giunta. Sarà, quasi sicuramente, uno degli assessori. Tra chi si schermisce e chi preferisce non dire nulla, nessuno smentisce recisamente. Le ambizioni ci sono e rischiano di scatenare, a tempo debito, una sorta di battaglia di successione. Nel 2011 il dualismo Lapenna-Forte sfociò nelle primarie, metodo che oggi trova pochi consensi anche nel Pd vastese, in cui quella competizione nacque.

Francesco Menna (Pd)

«Il Pd è il primo partito della coalizione. Al Pd spetta proporre il nome del candidato sindaco», ha scandito Gabriele Barisano, assessore comunale ed esponente del Partito socialista, intervenendo al congresso dem. Una linea che difficilmente potrà star bene a tutti. Velleitario pensare che gli altri alleati rinuncino a mettere sul tavolo una propria proposta. L’attivismo di Futuro e sviluppo per Vasto – seconda forza della coalizione, che nelle ultime settimane è più volte intervenuta nel dibattito politico – è un segnale di protagonismo in vista del prossimo appuntamento elettorale. Fermo restando che va definita la posizione del Movimento 5 Stelle. A dicembre, i pentastellati si erano riuniti per cominciare a ragionare su due ipotesi: costituire anche a Vasto il campo largo del centrosinistra, oppure andare da soli anche alle prossime elezioni.

A sinistra si cerca una guida per il dopo Menna, a destra comincia a trapelare l’ipotesi di un nome pescato nella società civile. Da un versante il limite dei due mandati, dall’altro la constatazione di non potersi chiudere nella propria staccionata. I nomi di frontman o frontwoman, per forza di cose, cambieranno rispetto al 2021. Ma, con queste premesse, non è detto che cambino schemi e metodi.

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Comments 1

  1. TOMMASO MARCHESANI says:

    IL NOME GIUSTO NON E’ NELLA GIUNTA COME DICI TU , MICHELE, MA NEL CERCHIO MAGICO DEL SINDACO… LONTANO DAI RIFLETTORI……LA STORIA INSEGNA CHE CERTE PARTITE.. SI VINCONO FUORI DAL CAMPO…. CON MOSSE DISCRETE ..MA DECISIVE … TRA QUALCHE MESE TUTTO SARA’ PIU’ CHIARO. FRANCESCO MENNA E’ UNA VOLPE.CIAO

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