Tra inghiottitoi, doline, cunicoli e grotte per scoprire le risorse nascoste della terra dei gessi. Nei giorni scorsi i territori di Lentella, Gissi e San Buono sono stati al centro delle esplorazioni del Gruppo Speleologico Faentino che in questo modo contribuiranno al censimento delle grotte: un altro tassello nell’ambizioso progetto dell’istituzione della riserva naturale “Gessi dei monti frentani”, un percorso intrapreso un anno e mezzo fa [LEGGI] che ha già portato all’inaugurazione del Sentiero dei gessi [LEGGI].
Il 10 e 11 ottobre, gli speleologi si sono calati in grotte già presenti in ricordi e racconti delle popolazioni locali e in altre, invece, scoperte durante i sopralluoghi dei membri del Gal Maiella Verde che sta portando avanti il progetto legato alla vena di gesso, comune denominatore di numerosi paesi dalla valle del Trigno alla val di Sangro. A Lentella, tra i vari luoghi esplorati, è stata (ri)scoperta una grotta con accesso verticale che, dopo la discesa, si estende per oltre 100 metri; il corridoio proseguirebbe ulteriormente, ma presenta attualmente alcuni ostacoli.
A Gissi sono state visitate due suggestive grotte già note e dal grande potenziale, mentre in territorio di San Buono c’è stato un primo “contatto” con alcune doline notate durante precedenti sopralluoghi.
Da scoprire c’è ancora tanto, la visita dei giorni scorsi, nonostante sia stata solo la prima, ha già regalato sensazioni positive; nei prossimi mesi toccherà agli altri comuni che compongono la terra dei gessi e alla vera e propria mappatura delle grotte. Alle esplorazioni hanno assistito anche il sindaco di Lentella Marco Mancini, l’accompagnatore speleologico e presidente dell’associazione I lupi del gesso di Gissi Antonio Ottaviano e Alessio Massari del Gal Maiella Verde, uno dei principali fautori del progetto.
È proprio Massari a tracciare un bilancio delle due giornate e di ciò che potrà venire in futuro: «Gli speleologi del gruppo faentino sono rimasti veramente colpiti. Li abbiamo conosciuti durante il viaggio di giugno al Parco della vena del gesso romagnola. Sono loro ad aver deciso di scendere in Abruzzo, incuriositi dal nostro territorio. Hanno trovato un mondo sconosciuto a loro, sono rimasti molto colpiti per le potenzialità che ci sono e già hanno fatto alcune interessanti scoperte a Lentella e Gissi; torneranno tra un paio di mesi. L’obiettivo è portare a termine un censimento delle grotte mai fatto finora, oggi non esistono studi in questa direzione».
La speranza – di amministratori locali, organizzatori e comunità – è che si possa intraprendere lo stesso percorso che in provincia di Ravenna ha portato alla nascita del Parco della vena del gesso romagnola che, poco più di un anno fa, nel settembre del 2023, ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Mondiale Unesco, dando a questi paesi del Medio Vastese un ruolo nel turismo ambientale e naturalistico.
Auspici, questi, che tornano nelle parole di Mancini: «I segnali dal sottosuolo sono interessanti, all’interno c’è qualcosa di davvero straordinario, le esplorazioni sono durate ore. Da anni sognavamo questo momento, affascinati dai racconti dei nostri nonni e genitori, sempre avvolti da un alone di mistero. Ma ora, finalmente, qualcosa di più concreto e profondo sta venendo alla luce».