Nella gruviera delle reti idriche abruzzesi, la media dell’acqua che si disperde è molto superiore alla metà. Di dieci litri immessi nelle condotte, è una fortuna se cinque arrivano fino ai rubinetti. E così l’acqua si spreca perché, per decenni, non si è fatto abbastanza per adeguare le tubature.
I dati che l’Istat ha pubblicato a marzo non sono una notivà, ma la conferma di quello che è noto da una ventina d’anni. Tra i quattro capoluoghi di provincia, a Chieti tocca la maglia nera: 71,1 per cento di dispersione idrica, vale a dire sette litri su dieci persi per strada. Anzi sottoterra. A Pescara la percentuale è del 58,9, a L’Aquila del 50,7. Solo Teramo, col 28,9 per cento, riesce a contenere le perdite. Poi ci sono gli altri comuni, dove la situazione, nella maggior parte dei casi, non è migliore di quella dei capoluoghi.
A Vasto la carenza idrica è la regola da una vita (e non solo d’estate). Nella rovente estate del 2017 il sindaco, Francesco Menna, chiese lo stato di calamità. Nel 2019 dalle tubazioni colabrodo fuoriuscivano più di sette litri su dieci. Di recente «la Sasi ha attuato a Vasto 34 interventi di riparazione», dice Menna a Chiaro Quotidiano. «Grazie a uno studio specializzato di Padova, è stato installato un sistema computerizzato che, come si verifica una falla, segnala il problema e così si interviene chirurgicamente. Questo ci ha portato a risparmiare risorsa idrica e ad aumentare la pressione. Mancano altri milioni di euro, che ci servono per sostituire la rete, che è vetusta. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, che serve a utilizzare i fondi europei destinati a superare la crisi creata dalla pandemia, n.d.r.) prevede centinaia di milioni di euro per questo settore, quindi l’invito che faccio all’Ersi (Ente regionale per il servizio idrico, n.d.r.) è di tenere in considerazione la provincia di Chieti e Vasto, che sono i due malati della rete idrica». Malati perché le tubature andrebbero rifatte, ma per troppo tempo le priorità della politica sono state altre. Con risultati evidenti. La periferia meridionale dell’Abruzzo è stata a lungo considerata l’ultima ruota del carro, mettendo così a dura prova non solo la popolazione, ma anche le imprese di una delle aree più industrializzate della regione.
La diga di Chiauci aiuterà a risolvere il problema nella zona industriale di San Salvo, a San Salvo Marina e a Vasto Marina. A meno che non si faccia un’ulteriore condotta verso il Vastese (ne parliamo in questo VIDEO). Attualmente, però, «la diga di Chiauci c’entra poco con il sistema idrico vastese, a parte Vasto Marina per il periodo estivo», sottolinea Alessandra Notaro, ex candidata a sindaco e attuale consigliera comunale della lista civica La Buona Stagione. La parte nord della riviera, il nucleo urbano di Vasto e le contrade sono allacciati, invece, all’acquedotto del Verde. «Il problema della rete idrica – sintetizza Menna – nasce da tre questioni: la mancanza di un potabilizzatore ad Altino, l’efficientamento degli adduttori della rete del Verde ma, soprattutto, le perdite sotterranee». Per rimettere a nuovo le condutture, che in alcuni casi sono vecchie di mezzo secolo, servono 41 milioni di euro: questa la cifra necessaria secondo il presidente della Sasi, Gianfranco Basterebbe [LEGGI].
A Vasto l’opposizione preme: «La nostra città – incalza Alessandra Notaro – dipende dalla sorgente del Verde: 1200 litri al secondo passano dentro chilometri di tubature osolete di almeno cinquant’anni per arrivare nelle nostre case, ma il 50 per cento non arriva nei rubinetti. Tubature vecchie e giunture difettose. Tutta l’acqua del Verde potrebbe soddisfare metà Abruzzo, ma metà viene persa. Sono anni che si parla di rifacimento della rete, ma niente, si rincorrono le emergenze, si riparano i tubi che si rompono, si fanno e si disfano i consigli di amministrazione, che ogni anno, ad ogni interruzione, ci ricordano, da trent’anni a questa parte, che bisogna rinnovare la rete idrica».
Il 24 e il 25 marzo scorsi 17 comuni della provincia di Chieti senz’acqua. Molti sindaci hanno deciso di tenere chiuse le scuole.
La punta dell’iceberg è a Vasto.
Fino a quando il rifacimento delle tubature non diventerà la priorità assoluta della programmazione politica a tutti i livelli, il rischio di vedere in piena estate file di vastesi e turisti davanti alle autobotti non verrà mai totalmente scongiurato.