Sul Civeta arriva anche l’allarme del sindacato. La Fit-Cisl interviene sulla situazione dell’ex consorzio (che probabilmente a breve tornerà tale) con il segretario interregionale Andrea Mascitti.
La preoccupazione riguarda soprattutto il rischio di perdita dei fondi Pnrr che, secondo il sindacato, potrebbero invece «garantire al territorio del Vastese un salto qualitativo e un incremento di oltre 25 posti di lavoro tra cui figure professionali operative elevate».
I fondi destinati all’ex consorzio nato per gestire i rifiuti del Vastese – e che oggi dà lavoro a 28 persone – sono tre: 3,3 milioni di euro per la Green-Community (in Italia ce ne saranno solo 36); 20 milioni di euro per il biodigestore per produrre biometano (15 posti di lavoro secondo la Fit Cisl) e 10 milioni di euro per un impianto di trattamento fanghi (10 posti di lavoro) che sarebbe l’unico in Abruzzo e garantirebbe un utile netto di 3 milioni di euro annui. A rischio ci sono gli ultimi due.
Per tutelare i 20 milioni di euro per il biodigestore – finanziamento in capo al Comune di Cupello – è necessario risolvere parzialmente il contratto da cessione con la Snam trasformandolo in appalto di lavori di costruzione dell’impianto (già in avanzato stato di realizzazione). Su questo punto l’assemblea dei soci deciderà il 1° luglio.
Discorso diverso per l’impianto di trattamento fanghi. Il finanziamento Pnrr era a beneficio del consorzio successivamente trasformatosi in società: tale cambio ha fatto venire meno i requisiti grazie ai quali il Civeta aveva ottenuto le risorse. Ora quindi, secondo il sindacato, le strade sarebbero due: l’incremento dei servizi verso i soci per consolidare lo status di Società srl in House providing (magari attraverso una fusione con una società pubblica) o la trasformazione regressiva ad Azienda Speciale Consortile a soli 18 mesi di distanza dalla precedente trasfomazione.
«L’opzionabilità della via di uscita – scrive Mascitti – spacca in due l’assemblea dei soci al punto che a ben oltre due mesi dall’evidenza del problema persistono diversità di vedute che continuano ad allungare i tempi aumentando il rischio che l’interland vastese perda un’opportunità mai più coglibile».
Secondo il sindacalista a dividere le posizioni è anche la recente selezione pubblica per un direttore generale da 300mila euro in tre anni. «L’unico vero elemento ostativo è il fattore tempo – ribadisce Mascitti – oltre che sciogliere l’impugnativa da parte del Mase, vi è la necessità che l’impianto sia in funzione nei tempi previsti dal Pnrr e quindi entro giugno 2026 e secondo quanto emerso nell’ultimo incontro sindacale in Civeta i ritardi stanno assumendo dimensioni sempre meno gestibili e stando a quanto riportato dalla stampa i soci continuano a non decidere. Probabilmente, oltre alla politica territoriale anche quella regionale potrebbe contribuire a riportare l’attenzione sulla possibilità di crescita che il comprensorio dell’Alto Vastese può cogliere in termini economici e occupazionali e sul rischio di inficiare anche l’esistente».
«Di fatto, se i finanziamenti saltano, oltre alla perdita delle progettualità che garantiscono lavoro stabile, anche la sostenibilità economica di quanto oggi è in essere verrebbe aggredito da penali o richieste di ripiani di piani economici, mettendo a rischio anche i lavoratori che nonostante la pandemia e anni di commissariamento hanno garantito la vita del Civeta», conclude la Fit Cisl.