È stato ratificato ieri mattina l’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra la direzione della Denso e i sindacati per gestire l’importante calo produttivo che da mesi interessa la fabbrica che produce componenti per l’automotive occupando poco meno di mille persone. Alla presenza dei funzionari di Regione e Confindustria è stato firmato il documento frutto delle riunioni-fiume della scorsa settimana. L’accordo si snoda soprattutto su due linee, gestione del breve periodo e in ottica futura.
Innanzitutto, gli ammortizzatori sociali: dal prossimo 2 maggio partirà la cassa integrazione guadagni che durerà dodici mesi. La formula prevista da questa soluzione eviterà i lavoratori “a zero ore” che negli ultimi tempi hanno suscitato malumori e tensioni tra le maestranze; ora, ogni operaio lavorerà almeno una settimana al mese. Una rotazione mensile eviterà il disequilibrio nell’applicazione dell’ammortizzatore sociale che, inevitabilmente, alleggerirà le buste paga. Durante le trattative della scorsa settimana, la Fiom aveva chiesto di valutare il ricorso ai contratti di solidarietà e una chiara rotazione, per lo meno questo secondo punto è stato raggiunto.
Per quanto riguarda gli esuberi, il management della multinazionale giapponese ha rassicurato i sindacati. La quota di eccedenza resta ferma a duecento, cioè la cifra indicata un anno fa. Si tratta pur sempre di una dolorosa sforbiciata alla capacità occupazionale del sito che decenni fa (sotto il glorioso marchio Magneti Marelli) era di svariate migliaia di unità. Il timore dei lavoratori era che questo numero potesse lievitare, almeno per il momento non sarà così. Gli esuberi continueranno a essere gestiti in maniera non traumatica con strumenti di accompagnamento alla pensione. Per completare il taglio di duecento restano ancora alcune decine di unità da individuare. Per ammortizzare la crisi di ordinativi, la Denso si è impegnata a portare a San Salvo alcune lavorazioni dall’estero (principalmente per prodotti per il mercato americano).
L’altro punto fondamentale riguarda l’integrazione dell’accordo dell’autunno 2021 alla voce investimenti. Il ritardo negli interventi è stato fonte di preoccupazione in sindacati e lavoratori. La multinazionale ha confermato la volontà di investire nel sito sansalvese 56 milioni di euro, ma con uno slittamento di un anno e mezzo dei lavori che sarebbero dovuti già iniziare. In base al nuovo accordo saranno completati entro il 2026 (con un prossimo passaggio al Ministero). Stamattina le rsu incontreranno gli operai in assemblea per illustrare i dettagli di quanto ratificato.
Tutto risolto? No, il documento firmato ieri sgombra le nuvole più prossime allo stabilimento sansalvese, ma non quelle all’orizzonte. La fabbrica dai primi anni Settanta produce componenti per il motore termico, la transizione epocale verso l’auto elettrica rischia di essere traumatica per questo sito. Nonostante la conferma degli investimenti, la Denso non ha ancora specificato quale ruolo avrà il sito abruzzese nel proprio scacchiere globale della produzione di componenti per l’auto elettrica. Lo stabilimento necessiterebbe di una radicale trasformazione, la speranza è che il suo destino sia diverso dal grande reparto batterie: una scatola vuota.
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