Stellantis Atessa al centro di Pro One ma sul tavolo restano ancora alcune incognite. La visita di martedì scorso dell’amministratore delegato Carlos Tavares se da un lato ha confermato il ruolo fondamentale dello stabilimento della Val di Sangro, dall’altro lascia senza risposte alcuni interrogativi che hanno avuto eco nazionale.
Oltre al potenziamento infrastrutturale per incrementare le esportazioni (fondamentali ferrovie efficienti per trasportare i furgoni, GUARDA), Tavares ha citato tra le misure necessarie per rendere ancora più competitiva l’ex Sevel l’abbassamento dei costi energetici che oggi rappresenta una delle voci più pesanti del bilancio. Un tema, questo, acuitosi con la guerra tra Russia e Ucraina ma che accomuna tutte le principali fabbriche italiane. Nel territorio basta citare la Pilkington, energivora per definizione per il grande uso di gas nei processi produttivi, e la Denso – che oggi vende il 19% della produzione proprio a Stellantis – il cui amministratore delegato ha rimarcato tale aspetto nell‘ultimo bilancio [LEGGI].
Riguardo ai numeri futuri – veicoli e dipendenti – dello stabilimento di veicoli commerciali leggeri più grande d’Europa, Tavares non si è sbilanciato, ma ha lanciato segnali al Governo. Innanzitutto la volontà di quest’ultimo di portare in Italia un altro produttore: «A noi va bene, siamo pronti alla competizione, ma non conosciamo le conseguenze se questa competizione sarà troppo dura».
Stesso tono per quanto riguarda i prodotti cinesi nel mercato Europeo: «L’Europa ha deciso di aprire le porte ai prodotti cinesi che hanno un vantaggio del 30% nella produzione, ma bisogna riflettere su cosa significa aver preso questa decisione».
Poi il futuro della produzione dell’auto elettrica che, probabilmente, dà più pensieri ai sindacati: «Produrre l’auto elettrica costa il 40% in più, per questo motivo oggi tali auto non sono accessibili alla classe media. Bisogna renderle accessibili, ma la tecnologia costa il 40% in più di quella termica. Dobbiamo perciò abbattere questo costo, ma non è possibile pensare che assorbiremo questo 40% senza conseguenze negli stabilimenti. Anche i componenti devono costare di meno, questo significa che i nostri fornitori devono abbattere i costi. Noi siamo disponibili a supportarli, ma devono fare la loro parte».
In chiusura non è mancata una nuova frecciata al Governo sul già noto tema degli incentivi per arrivare alla produzione di un milione di veicoli in Italia: «Lo abbiamo chiesto più volte al Governo per sostenerci nella produzione di auto full electric per le quali oggi l’Italia spende molto meno rispetto ad altri paesi. A febbraio saranno lanciati gli incentivi, ma nel frattempo abbiamo perso nove mesi».